JAMES HUNTER SIX- “Nick Of Time”James Hunter torna con un nuovo album, il terzo ad esser pubblicato per l’etichetta di Bosco Mann e Neal Sugarman, Uno dei pochi cantanti bianchi con la voce dei grandi del soul di colore, Hunter stupisce per l’ennesima volta per la sua personalità. In quest’occasione lo fa con un disco dai toni più rilassati di sempre. Laid-back, come direbbero i suoi connazionali. Classe e stile permeati dall’influenza di Van Morrison in brani come “Missing In Action” (ricorda vagamente “Brown Eyed Girl”) o “Nick Of Time”, uno dei pezzi portanti di questo lavoro assieme al singolo “I Can Change Your Mind”.
Classe 1962 e già collaboratore di Van Morrison, Hunter ha all’attivo album eccellenti come “The Hard Way” e “People Gonna Talk”, che nella seconda metà degli anni Duemila gli hanno valso non solo l’attenzione internazionale, ma anche una nomination ai Grammy Awards. Il suo percorso è simile a quello di una serie di musicisti degli anni ottanta che vollero resuscitare e rivitalizzare una materia rock, soul, R’n’B che molti critici e addetti ai lavori aveva dichiarato ‘morta e sepolta’.
James è un artista britannico, proveniente dalla zona nord di Londra, che si è fatto la gavetta nei pub sera dopo sera, a cui la fortuna si è materializzata nella veste di Van Morrison che lo ha voluto con lui in tour durante la metà degli anni novanta. Non presenta alcuna novità musicale, il suo è semplice modernariato, ma fatto con gusto e passione senza farsi sopraffare dalla nostalgia.
Hunter, che ci aveva abituato all’esplosione di energia di dischi come “Hold On!”, ci coglie da subito in contropiede quando colloca nella posizione numero due in scaletta “Who’s Fooling Who”. E’ una inaspettata ballata dolcissima, in cui ogni singola parola scandita ed interpretata dall’artista è un brivido lungo la schiena. Le influenze vanno dal blues al soul, dal funky al gospel, elaborate secondo il comune denominatore dell’eleganza: quella di Hunter nel cantare, ma anche quella di una band che come sempre lo accompagna con indiscussa maestria e impeccabile consapevolezza dello stile musicale. La sua conoscenza, forse meglio dire cultura, è davvero enciclopedica, sa come proporre tutti i tipi di duetti possibili, tra chitarre e sassofoni (notare l’introduzione di “How ‘bout now”, in uno stile che sembra un pezzo fuoriuscito dalla Stax dei sixties).
Ciliegina sulla torta, una “Paradise For One” dall’andamento jazzistico e anni Cinquanta che conferma lo sforzo nel portare la scrittura verso latitudini un po’ diverse dal solito. Sicuramente una perla per coloro che non hanno dimenticato la voce di Nat “King“ Cole, così signorile e confidenziale. Il Doo-Wop dei bei tempi andati avvolge “I can change your mind”, così come è il ‘deep soul’ a caratterizzare “Brother or other”.
Se durante l’ascolto dei due album precedenti era impossibile non rimanere colpiti dal groove e dall’energia, questa volta James Hunter declina il concetto di “cool” oltre ogni paradigma che da lui ci si potesse immaginare.
Era difficile mantenere gli standard dei lavori precedenti, eppure il nostro c’è riuscito grazie ad un’opera di fine artigianato, costruita con passione e devozione. Quasi sicuramente riceverà lo stesso trattamento delle precedenti uscite, cioè ignorato dal grande pubblico ed apprezzato da una nicchia di estimatori. Poco ci importa, quello che conta è che faccia star bene coloro che gli daranno un’opportunità!!!


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