Il nome di Hugh Marsh non è noto a molti ascoltatori, però credo che sia possibile che lo abbiate ascoltato, anche se a vostra insaputa.
Una carriera straordinaria tra cinema e musica, dalle colonne sonore composte da Hans Zimmer ed Harry Gregson-Williams fino alle apparizioni al fianco di Iggy Pop and The Stooges e Peter Murphy dei Bauhaus.
Il violinista canadese ha inciso questo suo nuovo album durante una residenza a Los Angeles con la complicità di un altro magistrale compositore: l’ottuagenario trombettista Jon Hassell. Fourth world music rivista e corretta, tra increspature ambient-elettroniche e continue mutazioni sonore date dallo strumento principe costantemente processato.
La prima cosa che una persona potrebbe chiedersi mentre si trova all’ascolto dell’album è: dove si trova il violino? Non preoccupatevi c’è, ma come detto sopra lo strumento è processato di continuo per cui assume suoni e sembianze cangianti.
Non dovete aspettarvi un lavoro di musica dedicato al violino, perchè i limiti imposti dallo stesso vengono superati grazie alla contaminazione con l’elettronica. “Violinvocations” si pone oltre per abbracciare una sonorità che fa largo uso dell’improvvisazione.
Una delizia per palati fini!!!


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