HUERCO S. – ‘Plonk’ cover artSi intitola “Plonk” il nuovo disco di Huerco S. uscito il 25 febbraio per Incienso. L’album segue a distanza di sei anni il precedente “For Those Of You Who Have Never (And Also Those Who Have)” e le uscite a nome Pendant (altro alias di Brian Leeds), l’ultima delle quali risalente a settembre 2021, “To All Sides They Will Stretch Out Their Hands”.

Se la cifra delle produzioni a nome Huerco S. (e pure le più recenti come Pendant) si erano sempre aggirate su binari ambient (o Pop Ambient, per meglio dire) arrivando a disossare le tracce di ogni rimando percussivo nell’ultimo lavoro, il primo estratto di questo nuovo rilascio (“Plonk IV”) si presenta come uno sguardo su un disco che sembrerebbe aggiornare le ben note coordinate IDM-ambient. La traccia è una nervosa e warpiana cavalcata nell’etere che fa agitare anche discretamente le gambe.

Abbiamo a lungo paragonato il lavoro di Brian Leeds nei panni di Huerco S. con artisti del calibro di NWAQ e Actress, e quei riferimenti in qualche modo si applicano ancora, poiché si muove intelligentemente parallelamente e perpendicolarmente alle evoluzioni di quegli autori con la stessa mentalità in “Plonk”. Tutti condividono un senso brevettato di intelligenza emotiva e una profonda immaginazione funk che filtra il loro tekkerz oltre la danza.

Le 10 tracce di “Plonk” distruggono sensibilmente il modello della techno ambient e dell’IDM per un nuovo decennio, consentendo a nuove forme sottilmente mutate di emergere nelle crepe. Tra il primo esempio di avvolgimento della melodia estesa in “Plonk I” alle sfumature tonali smaterializzate di “Plonk X” di 11 minuti, offre una rivalutazione completa, ma fedele del suo stile, affiancando fugaci brani di introspezione senza beat resi con l’elettronica -strategie acustiche, insieme a balli nervosi, nervosismo sincopato e vorticose esplorazioni nell’iperspazio come il ‘lecca-schiena’ “Plonk VI” e le funzioni autarchiche macchiate su “Plonk VIII”, con una svolta a sorpresa di strascicati astrazione cloudrap su “Plonk IX ‘.

La sua tavolozza sonora si è ampliata per assorbire e perfezionare le geometrie non macchiate di trap e i ritmi insegnati da Drill tra i corpi gassosi e l’atmosfera perforante dell’anima che ha raccolto tali consensi.

Laddove quelle vene precedenti erano radicate nelle civiltà precolombiane del suo nativo Kansas, “Plonk” riflette il lugubre bagliore di sodio delle città di notte, angoli delle strade che si illuminano di dolorosi momenti di chiarezza che vorresti scomparissero!!!


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