Howe Gelb alla chitarra e voce, insieme a Tommy Larkins alla batteria e Thøger Lund al basso, cioè l’ultima incarnazione dei Giant Sand, decide di rendere omaggio a uno dei tanti dischi della sua band rivisitandolo e proponendolo con nuove versioni dei brani.
“Recounting The Ballads Of Thin Line Men” riprende il secondo album “Ballad of a Thin Line Man”, uscito originariamente nel 1986 e già ristampato in una edizione speciale per il 25mo anniversario, con una rilettura che si preannuncia ispirata.
Al tempo dell’uscita Howe militava non solo nei Sand, ma anche nella band country The Band Of Blacky Ranchette, che nello stesso anno pubblicava il disco “Heartland”. Un periodo fruttuoso per il cantante e chitarrista, che per una decina di anni spara dischi a cadenza serrata (più di uno all’anno fino al ’95).
La rilettura dell’album – si legge in cartella stampa – «ha ripulito le gemme sepolte, riacceso qualche filippica truculenta e infiammato una rabbia senza età».
La tracklist è stata rielaborata, aggiungendo per l’occasione “Reptilian”, che era stata inserita nella ristampa per il 25mo anniversario e due take di “Tantamount”. Tra i featuring Winston Watson (batteria) e Annie Dolan (chitarra) su “Desperate Man” e Paula Brown, che canta la sua “The Chill Outside” e i backing di “Graveyard”.
L’album originale è stato descritto da Howe come un pot-pourri di influenze disparate: «”Desperate Man” = T. Rex; “Hard Man To Get To Know” = Led Zeppelin; “Reptillian” = David Bowie; “Graveyard” = Neil Young; “Who Am I” = Bob Dylan; “You Can’t Put Your Arms Around A Memory” = Mott The Hoople»…
Ok tutto bello, ma mi chiedo il senso dell’operazione. Già lo scorso anno si era avuto lo stesso trattamento per il debutto, oggi si ripete per questo secondo album della discografia. Il motivo credo che risieda nel fatto che il buon Howe ha già rimasterizzato il suo catalogo e fatto uscire cofanetti, per cui rimane solamente questo espediente per cercare di monetizzare, la autocoverizzazione (che brutto termine). Se fosse solo così, potrei anche accettarlo, ma il nostro cambia l’ordine della Tracklist originale, esclude, non si conosce il motivo, la ballata pianistica “Last legs” e la riuscita cover di “All along the watchtower” e le versioni contenute suonano come quelle di un concerto, quindi leggermente differenti da quelle conosciute.
Amo profondamente quest’uomo, ma in codesta occasione non riesco a perdonarlo del risultato ottenuto!!!


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