FRENCH FOR RABBITS – ‘The Overflow’ cover albumFrench for Rabbits ha fatto un’apparizione all’Auckland Arts Festival a marzo e la leader della band, Brooke Singer, ha fatto un commento che è stato, allo stesso tempo, divertente e perspicace: ‘Scusate se siamo un po’ imbarazzanti. Siamo un gruppo di introversi’. “The Overflow”, il loro terzo album, è una gloriosa celebrazione di quell’indole introversa. Le tracce riescono a navigare su una linea sottile tra raggiungere il profondo del cuore umano, abbracciare le insicurezze da un lato e, dall’altro, lasciarle cavalcare nel mondo sul dorso di melodie accessibili.

Dopo il precedente misticismo dei Rabbits (ad es. “Goat”), l’attivismo ambientale di basso profilo (ad es. “The Other Side”) e la sensibilità costiera (ad es., “Claimed by the Sea”), questo set di canzoni ha un tono più personale. La costante è la loro sensibilità ‘dream pop’.

La band comprende la delicata chitarra di John Fitzgerald, la sottile batteria di Hikurangi Schaverien-Kaa e i vari strumenti e le armonie di Ben Lemi e Penelope Esplin. Insieme, si uniscono a Brooke Singer nell’offrire una voce musicale singolare.

Le dieci canzoni di questo ciclo sono ancora le più accessibili. Quella fragilità come ‘Lasciami solo con un libro nella mia stanza/mi ritroverò lì’ (“The Outsider”) è tutt’altro che sdolcinata, è la testimonianza dell’’orgoglio introverso’ nella scrittura delle canzoni di Singer e della bellezza strutturale offerta dalla band che la circonda.

Di recente sono stati in circolazione numerosi singoli, tra cui: la title track “The Overflow” (attingendo alla metafora dei sentimenti che fluiscono), “Ouija Board” (da guardare lo straordinario video su Youtube) e “The Outsider”. Più recentemente “Walk the Desert”, offre un’ulteriore celebrazione dello spirito introverso (‘Sii sempre quello che dice che sto bene/preferisco tornare a casa nel deserto’.)

Le tracce dell’album hanno tutte profondità, fascino e brillantezza. I preferiti personali sono “Poetry Girl” e “Money or the Bag” il cui titolo richiama un certo sentimento di nostalgia tipico dei nativi della terra dei Kiwi. Tutte le composizioni presentano una notevole simpatia tra la sottile padronanza della strumentazione e la voce quasi ultraterrena di Brooke.

Con questa uscita, French for Rabbits è rimasto dentro e ci ha offerto un paesaggio dell’anima piuttosto che la terra e il mare. La stabilità dei loro cinque membri è fortemente evidente. ‘Sogno pop’? Forse. Le etichette sono sia necessarie che vincolanti. Per me occupano un genere tutto loro: fragile ma formidabile.

I periodi di lockdown di quest’anno hanno imposto a tutti noi una certa interiorità in vari modi. Forse è una coincidenza, ma “The Overflow” sembra adatto per questo lungo periodo di costrizione casalinga. Celebra l’introversione in un mondo che richiede di essere ‘là fuori’ e di essere avanti. I brani onorano i momenti in cui coloro che sono naturalmente riservati rischiano di essere scelti come ‘estranei’.

Usate le cuffie e lasciatevi cullare dai suoni, sarà come intraprendere un viaggio raffinato e con una sensibilità d’animo ripulita da tutti gli orrori che ci circondano. A volte le canzoni hanno il potere di trasportarci in un luogo onirico in cui tutto sembra bello, fidatevi, quelle del gruppo neozelandese appartengono a questa categoria!!!


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