FLEET FOXES: “Shore” cover albumPubblicato a sorpresa il primo giorno d’autunno, alle 6:31 PT dell’equinozio d’autunno. Mentre tante persone iniziavano la giornata con la colazione, prima di recarsi al lavoro, “Sunblind” ha offerto un invito a rinunciare a tutti gli obblighi lavorativi per prendere una chitarra, allontanarsi per alcuni giorni e unirsi a Robin Pecknold nel più vicino specchio d’acqua. Se suona come la pubblicità di un Beachcombing SUV, beh, questo è solo per il fatto che Pecknold menziona, casualmente, che ha scritto la maggior parte dei testi del disco al volante della sua Toyota 4Runner 2018, una con un finestrino retrattile che consente al frontman dei Fleet Foxes di riporre la sua tavola da surf e l’attrezzatura da campeggio.

“Shore” è il loro album più collaborativo e più gioioso, e anche quello che trascende quelle che Pecknold chiamava le ‘fantasie agrarie’ dei loro primi giorni per un sincero appello ad ascoltare il richiamo della natura selvaggia. Una raccolta che esula da quella che ci saremmo aspettati, cioè un’opera che nasce nell’inflessibile, cupo umore nazionale e nei limiti sociali della quarantena COVID. ‘La prima riga dell’album è “Summer’s all over” e l’ultima riga è “Now the quarter moon is out”’, dice Robin, ‘e per coincidenza questa è la fase della luna che entrerà il 23 settembre’. Confessa che nessuna di queste coincidenze ‘banali e cosmiche’ gli era ovvia fino a quando non ha terminato il disco, ma una volta emerse, si è impegnato a rispettare la data di uscita sensibile al tempo.

“Shore” è destinato ad essere il più generoso degli album dei Fleet Foxes, apparentemente un rifornimento di buona volontà dopo che “Helplessness Blues” e “Crack-Up” sono stati progettati in qualche modo per smantellare la reputazione del gruppo. Con 15 canzoni, è il primo album dei nostri che allunga le gambe sul cruscotto, osando seguire i suoi impulsi più maliziosi e rischiare uno o due momenti non essenziali ma divertenti. Pecknold intendeva “Young Man’s Game” come un tributo alla narrativa ironica di John Prine: ‘Stavo cercando di parlare di cose stupide e che sei felice di lasciarti alle spalle, elementi di insicurezza o immaturità o di paragonarti ad altre persone’, dice. ‘Prima ero troppo imbarazzato per fare una canzone così sciocca’.

I testi del lavoro hanno una funzione consolatoria, mentre la composizione vede un ritorno agli esordi, alle influenze esercitate da Byrds e Beach Boys. Non tutto è nelle mani del leader, per esempio l’iniziale “Wading In Waist-High Water” vede al canto lo sconosciuto Uwade Akhere e Hamilton Leithauser appare in diverse occasioni. Il lavoro in sede di produzione è fantastico per come riesce a dare vita allo spirito del soft-rock, un disco che suona leggero e dinamico. “Sunblind” offre uno dei picchi dell’LP ed è dedicata al compianto Richard Swift, così come l’orchestrale “Cradling Mother, Cradling Woman” sembra mettere in mostra una perfezione sovrannaturale.

Al termine si ha, però, la sensazione che ci sia un passo indietro rispetto all’inquietudine sperimentale del lavoro precedente. Il nuovo disco è innegabilmente bello, ma si pone come se preferisse ritagliarsi uno spazio ed un tempo ben preciso ed immutabile e, da quella posizione, non staccarsi mai più!!!


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