I FACS sono nati all’inizio del 2017 dalle ceneri della cult band di Chicago Disappears. Con l’uscita dalla formazione del bassista Damon Carruesco avrebbero potuto proseguire e nulla sarebbe cambiato. Non è nelle corde della band avere simili comportamenti e, così, a discapito delle certezze raggiunte, hanno preferito porre fine alla vecchia ragione sociale per dare vita ai FACS.
La componente che balza alle orecchie immediatamente è data dalla corposità dei ritmi rispetto al passato. L’album è prodotto dal grande John Congleton che riesce a delineare in modo preciso le linee da seguire per il nuovo sound.
La chitarra di Van Herik si alterna tra dissonanti squarci atmosferici e accenti percussivi, la batteria di Leger è mixata sempre in prima linea mentre Brian Case si sdoppia tra chitarra e basso e da vita ad un cantato sempre più straniato.
Un’opera che trasmette vibrazioni a non finire, capace di immergerci tra i P.I.L. di “Metal box” e le atmosfere algide dei This Heat.


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *