ERWIN HELFER: “Celebrate The Journey” cover albumDopo tutti questi anni, è ancora difficile pensare a Erwin Helfer come a un ‘anziano statista’. Ovviamente sappiamo che ha 85 anni; sappiamo che è stato guidato da alcune delle più grandi figure del blues e del pianoforte boogie-woogie (inizia con le leggende di New Orleans come Leon T. “Archibald” Gross, prosegui attraverso icone con sede a Chicago come Cripple Clarence Lofton, Little Brother Montgomery, Sunnyland Slim, Jimmy Walker e Blind John Davis, e altri ancora); sappiamo che ha stretto amicizia e ha lavorato con Estelle “Mama” Yancey, l’amata vedova del maestro di boogie-woogie Jimmy Yancey, durante gli ultimi decenni della sua favolosa carriera; sappiamo che i suoi sidemen nel corso degli anni hanno incluso alcune delle figure più iconiche del blues e del jazz di Windy City; sappiamo che è stato determinante nel sostenere aspiranti ex come Deitra Farr, Katherine Davis,e la compianta Big Time Sarah all’inizio della loro carriera, presentandole come vocalist nei suoi spettacoli.

Eppure, nonostante la sua età, porta la fiaccola che gli è stata tramandata con eleganza, grazia e un entusiasmo vivace che potrebbe sfidare quello di un ventenne.

Su questo set, registrato all’inizio del 2020 (poco prima che la pandemia interrompesse le nostre vite e il nostro cuore pulsasse solo per sopravvivere), è affiancato dai sassofonisti tenore John Brumbach e Skinny Williams, dal bassista Lou Marini e dal batterista Davide Ilardi. Sebbene sia conosciuto principalmente come un uomo dalle radici blues e boogie-woogie, Helfer ha sempre avuto grandi orecchie e una gamma stilistica all’altezza, e lo dimostra dando il via a questo set con un remake vagabondo e casual di “Doxy” di Sonny Rollins. Williams e Brumbach potrebbero non essere proprio gli esponenti più accreditati per rendere il bebop di Rollins nel suo periodo migliore, ma sono certamente musicisti blues, quindi estraggono un sacco di gemme blu intenso e scintillante dal tema classico di ‘Saxophone Colossus’. Si addice all’argomento non dichiarato ma prevalente di queste sessioni – questo non è un viaggio dell’ego ‘superstar’, ma una celebrazione della fratellanza di sangue musicale – Marini e Ilardi oscillano con disinvoltura bassa ma infallibilmente concentrata per tutto il tempo, così come Helfer, che intreccia colorazioni ritmiche, armoniche e melodiche e impeto sia che stia suonando da solo o interpretando un ruolo temporaneo di sideman.

Lui e i suoi colleghi riesumano un paio di brani straconosciuti sia nel mondo jazz che in quello pop – “Down By the Riverside” e “Alexander’s Ragtime Band” – e li infondono nuovamente con il loro originale e inconsapevole brio celebrativo. Anche gli originali, nel tipico stile del nostro, sono assolutamente godibili ed eccitanti. “Big Joe,” un tenero e lento tributo boogie / stride a Big Joe Williams (con il quale Helfer registrò nel 1957); “Pooch Piddle”, originariamente scritto per un amato animale domestico, sul quale l’influenza dei maestri di New Orleans come Tuts Washington, James Booker, Professor Longhair e il vecchio tutore di Erwin, Archibald, si fa gioiosamente evidente; e l’elegiaca “Day Dreaming”, un’ultima, preziosa escursione da solista nel cuore e nell’anima di uno dei più eloquenti praticanti viventi del pianoforte blues.

Ricco di talento e con un eccezionale senso del ritmo, anche noi celebriamo un artista poco conosciuto, ma che suona con l’anima e il cuore, vi assicuro che non è cosa di tutti i giorni!!!


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