Probabilmente non c’è un altro musicista jazz in Europa che stia raccogliendo l’apprezzamento della critica come il sassofonista soprano francese Emile Parisien.
ARD lo ha definito «Una voce eccezionale del jazz contemporaneo»; per Arte Metropolis è «mago al sassofono»; The Times of London lo ha definito «il principale sassofonista soprano europeo»; negli Stati Uniti, Downbeat Magazine ha considerato riduttivo limitare l’importanza di Parisien alla sfera del solo jazz europeo, mentre la rivista Rolling Stone lo indica come il miglior sassofonista della sua generazione.
Il nuovo album di Emile “Double Screening” segna un suo ritorno al quartetto, un tipo di formazione che esalta le doti del sassofonista, lasciandogli grande libertà espressiva.
Il nostro sta sempre più integrando elementi della propria terra natale nella sua musica, creando un vorticoso mix di chanson con la musica classica contemporanea, con il folklore francese e la musica nordafricana.
Il modo di suonare irradia dinamismo e originalità. La sua musica è costruita con precisione, eppure è piena di spazi per la spontaneità individuale. Lo si può definire nuovo jazz europeo che è consapevole delle sue tradizioni, ma può anche allontanarsi dalle proprie radici per aprire nuovi orizzonti.


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