Ricordo come fosse ieri la gioia che mi procurò l’ascolto di ‘Either/Or’ nel 1997. Per me Elliott Smith era uno sconosciuto, ma il connubio folk cantautorale e pop, le coordinate entro cui si muoveva il disco mi crearono uno stato di godimento che non provavo da tantissimi anni. Cominciai così a spulciare tra riviste e rete per avere più informazioni possibili su chi fosse il nostro. Scoprii che fece parte di un gruppo, gli Heatmiser, con cui debuttò nel 1993 con il long playing ‘Dead Air’ a cui fece seguito il suo debutto solista ‘Roman Candle’ un anno dopo stampato sull’etichetta indie Cavity Search. Tra il ’95 e il ’96 gli Heatmiser cercarono di farsi strada nel music business cercando di incidere il loro terzo album con il budget degno di una major e disponendo di uno studio di registrazione di alto livello. Ma i rapporti tra i componenti della formazione non erano idilliaci, Elliott si sentiva frustrato dal fatto che tutti i pezzi da lui pensati venissero stravolti, e cercò quindi di dar continuità alla propria carriera solista. Durante le registrazioni pensa soprattutto ai brani che pubblicherà per il suo terzo disco piuttosto che impegnarsi per quelli che dovrebbero costituire il corpo di quello della band. Si lascia andare ad ascolti di certi album, ‘Magical Mistery Tour’ su tutti, ed approfitta degli equipaggiamenti dello studio per dar forma agli arrangiamenti pensati per il suo disco. Smith suona tutto da solo, dal piano alla chitarra, dal basso alla batteria, creando uno stile detto lo-fi che ispirerà parecchi cantautori a venire. La pubblicazione avvenne in un periodo in cui cominciavano a delinearsi i suoi problemi con l’alcool e la depressione, ma l’opera è sicuramente un capolavoro, con fantastiche canzoni come ‘Speed Trials’, ‘Ballad Of Big Nothing’ e ‘2:45 AM’, ma direi che non vi sia nulla da scartare, compreso un pezzo tirato come ‘Cupid’s Trick’. Nello stesso anno un suo brano ‘Miss Misery’ entrò nella colonna sonora di ‘Will Hunting’ (‘Genio Ribelle’) di Gus Van Sant e fu candidato all’Oscar, premio che però non riuscì a vincere. Oggi, per il suo ventesimo anniversario esce una versione doppia che vede la presenza di cinque pezzi live registrati a Washington nel 1997 che sono esempio dell’intensità con cui stava sul palco e quattro inedite outtakes in studio. Un disco che innalza Elliott nell’Olimpo dell’indie pop, purtroppo per un periodo di tempo veramente breve, fino a quel 21 ottobre 2003 in cui il suo corpo esanime venne trovato con due pugnalate nel petto.

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