Era l’autunno del 1982 quando lessi, per la prima volta, di Elliott Murphy e dell’uscita di un suo disco dal titolo “Murph the surf”.
Mi misi alla ricerca dell’album, ma fu un’impresa piuttosto difficoltosa. Era infatti distribuito solo in Francia per una etichetta da lui stesso fondata, la Courtisane. Dopo alcune settimane misi finalmente le mani sull’opera tanto attesa. Mi parve, fin da subito, un lavoro estremamente ispirato con una manciata di canzoni stupende che si muovevano in un territorio, quello del rock urbano, che era in cima alla lista dei miei generi preferiti in quel momento.
Cercai informazioni, non c’era internet, tra le varie riviste che leggevo e tra i negozianti che conoscevo.
Poche le notizie che raccolsi, ma una rimase scolpita nella mente. “Night Lights”, il suo terzo disco, era quello da possedere assolutamente, uscito nel 1976 per la RCA.
Le ricerche furono infruttuose, il long playing era fuori catalogo. Me ne feci una ragione ed andai avanti.
Forte fu l’emozione nell’apprendere che nel Luglio del 1983 Murphy sarebbe venuto a suonare in Italia.
Non mi feci sfuggire l’occasione e, insieme ad alcuni amici, mi recai ad Imola dove lo vidi suonare all’interno di una palestra scolastica in una serata con temperatura tropicale.
Fu un concerto che, ancora oggi, ricordo con grande emozione anche per il fatto di essere potuto scendere negli spogliatoi ed avere scambiato quattro chiacchere con i musicisti, Ernie Brooks in particolar modo e fattomi scrivere una dedica da Richard Sohl su un foglio trovato per terra.
Poi, all’improvviso, l’oggetto del desiderio entra in casa mia. Lo trovo casualmente presso un ragazzo di Scandiano che, per lavoro, si recava spesso in Germania. Riesce ad organizzare un commercio di dischi in casa propria trovando materiale in terra teutonica, che acquistava in stock e poi rivendeva.
Sono al settimo cielo, ho tra le mani il LP che attendo da almeno tre anni.
La copertina è fantastica, una foto di Elliott in piedi a Times Square, con Manhattan sullo sfondo, scattata all’alba di una domenica mattina.
“Nightlights” fu recensito da Dave Marsh su Rolling Stones in cui scriveva ”tra il 1973 ed il 1974 si tirava a sorte su chi tra Springsteen e Murphy sarebbe diventato l’eroe nazionale”. La risposta la conoscete tutti!!!
Il disco fu prodotto da Steve Katz e vide la partecipazione di uno stuolo di gran musicisti quali Billy Joel, Doug Yule, Jerry Harrison, Michael Brecker e Lou Marini.
È un album autobiografico nel quale parla di se, dei suoi sogni, della droga, delle donne, di New York con sentita partecipazione e trasporto. Il suono è metropolitano ed elettrico e contiene alcune della sue migliori canzoni di sempre quali “Diamonds by the yard” e “Lady Stiletto” segretamente dedicata a Patty Smith.
C’è una canzone sulla disperata lotta per diventare qualcuno come “Lookin’ for a hero” dura e tagliente in cui il nostro vomita tutta la rabbia di chi sa di valere, ma non approda a nulla.
È un lavoro notturno e romantico che descrive la New York fetida e puzzolente dei bassifondi popolata di mentecatti, papponi, junkies e prostitute così come fecero “Mean Street” e “Taxi Driver” sul versante cinematografico.
Se lo trovate non pensateci sopra, acquistatelo a scatola chiusa.

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