DR. LONNIE SMITH: “Breathe” cover albumPotrebbe non essere un vero dottore, e infatti non ne suona uno in TV, ma l’organista Hammond di 78 anni, il dottor Lonnie Smith, dimostra ulteriormente di essere uno dei più iconoclasti musicisti di jazz di tutti i tempi con il suo CD, “Breathe”.

Il veterano maestro dell’Hammond B-3 Dr. Lonnie Smith si abbina all’icona punk Iggy Pop nel suo album ispirato e profondamente funky uscito quest’anno.

Smith inizialmente entrò in scena negli anni ’60, pubblicando una serie di album basati su groove per Blue Note, tra cui “Think!” del 1968, che contribuì a definire il suono del jazz d’organo lungimirante. Oltre 30 anni dopo il suo ultimo album per Blue Note, è tornato ad incidere per l’etichetta fondata nel 1939 da Alfred Lion e Francis Wolff con “Evolution” del 2016 e “All in My Mind” del 2018; album che lo trovarono ancora in grado di esprimere quell’energia terrosa delle sue registrazioni originali.

Continuando questa rinascita degli ultimi anni di carriera, “Breathe” lo ritrova a lavorare con il produttore Don Was, e supportato da un energico ensemble di all-star tra cui il chitarrista Jonathan Kreisberg e il batterista Johnathan Blake, che compongono il suo trio principale. Espande anche il gruppo in un settetto su diverse tracce, portando a bordo il trombettista Sean Jones, il sassofonista tenore John Ellis, il sassofonista baritono Jason Marshall e il trombonista Robin Eubanks.

Il lavoro di Smith con i libri pop inizia e conclude l’album, offrendo una versione fumosa e in stile Doors dell’inno soul di Timmy Thomas del 1972 “Why Can’t We Live Together” e un’opera rilassata in stile boogaloo del classico di Donovan degli anni ’60 “Sunshine Superman”. Entrambe queste canzoni sono state registrate in studio e presentano percussioni aggiunte da Richard Bravo. Sono registrazioni ironiche ed esuberanti che fanno un caso sorprendente per l’iguana come crooner jazz.

Il nucleo dell’album trova Smith alla guida della sua band attraverso una serie di energiche esibizioni catturate dal vivo al The Jazz Standard di New York City. Tra questi ci sono diversi originali di Smith particolarmente ispirati tra cui “Bright Eyes”, un ventilato inno 3/4 che riporta alla mente il suo lavoro degli anni ’60. Altrettanto coinvolgenti sono il lento “Track 9”, che mette in luce un assolo infuocato del trombettista Jones, e “Pilgrimage” dagli aromi gospel, con la cantante Alicia Olatuja. Smith salta anche sul pezzo “Epistrophy” di Thelonious Monk che evoca il suono ‘spacey’ dell’album “Sextant” di Herbie Hancock del 1973.

Pochi artisti legacy sono in grado di evocare l’urgenza e l’energia giovanile delle loro registrazioni classiche come Smith è stato capace di fare una volta tornato alla Blue Note, e “Breathe” non fa eccezione!!!


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