BOBBIE GENTRY- “The Delta Sweete”Rivisitato lo scorso anno dai Mercury Rev con un grande cast di interpreti femminili, il secondo album di Bobbie Gentry “The Delta Sweete” torna ora in commercio in versione deluxe allargata a due CD.

Pubblicato originariamente dalla Capitol nel febbraio del 1968 e registrato tra il luglio e il dicembre del 1967 con la produzione di Kelly Gordon, è giudicato a posteriori l’opera più ambiziosa, personale e probabilmente migliore dell’artista del Mississippi ritiratasi dall’attività nel 1981 a meno di 40 anni: disco concept che ha per tema il crescere e il vivere nel Sud degli Stati Uniti, è un ricco e suggestivo affresco musicale dal sapore romanzesco e cinematografico in cui la Gentry (autrice di otto dei dodici brani in scaletta) lega tra loro come in una sorta di suite quadretti di vita familiare (la cena casalinga di “Reunion”) e sociale (le funzioni religiose ricordate in “Sermon”), ricordi di vecchi classici ascoltati alla radio e istantanee di vita contemporanea sulle sponde del Delta.

Spesso parlando della Gentry si è portati a liquidarla come una cantante da colpo singolo, cioè colei che portò al successo “Ode to Billie Joe” e poi più niente. Invece solo sei mesi dopo il singolo e l’album di debutto dette alle stampe questo lavoro che, a posteriori, possiamo considerare un autentico capolavoro. Fu una delusione a livello commerciale nel momento della pubblicazione, ma, successivamente, divenne oggetto di culto. Questo ciclo di canzoni, o suite, come il titolo implica, si concentra sull’educazione di Gentry nella contea di Chickasaw Mississippi. C’è blues (“Big Boss Man”, “Parchman Farm” di Mose Allison), gospel (“Sermon”), il folk al miele (“Jessye’ Lisbeth”), la musica da camera potenziata (“Mornin’ Glory”). Le tonalità ‘swamp’ e torride di “Okolona River Bottom Band” e i suoi intricati arrangiamenti di fiati ed archi ad opera di Jimmie Haskell e Shorty Rogers evocano subito l’atmosfera del più grande successo dell’artista, “Ode To Billie Joe”, mentre “Penduli Pendulum” apre alle sonorità psichedeliche del periodo, “Refractions” sintetizza il meglio del pop ‘da camera’ anni Sessanta; “Tobacco Road” di John D. Loudermilk (portata al successo dai Nashville Teens, e qui reinventata in stile mariachi), infine, è omaggio a grandi successi blues e country su cui Bobbie si è formata e ingrediente essenziale di un album che incorpora anche elementi di soul bianco, di gospel, di folk e di elegante pop orchestrale, fortemente autobiografico a partire dalla copertina (in cui un primo piano in bianco e nero della Gentry è sovraimposto sulla foto a colori di un capanno sito nella fattoria dei suoi nonni).

Pur lodato dalla critica del tempo, “The Delta Sweete”(è ovviamente lei, Bobbie, la bellezza del Sud cui il titolo fa riferimento con una tipica espressione gergale della zona) non riuscì a ripetere gli straordinari risultati di vendita del suo predecessore raggiungendo il numero 72 nelle classifiche pop e il numero 26 in quelle country di Billboard: a posteriori ha tuttavia conquistato la fama meritata di classico immortale.

La sua voce spettacolare è il punto focale. La combinazione esperta e senza sforzo di timido, sexy e spavaldo è davanti e al centro del mix, modellando e accarezzando il materiale.

Coloro che ancora non conoscono questo disco possono rimediare ora e notare quanto in anticipo sui tempi fosse la splendida Bobbie e che l’iconica canzone per cui è nota alle masse fosse solamente la punta dell’iceberg del suo talento!!!


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