“Quando un artista folk sale sul palco con la sua chitarra, può pensare di essere James Taylor o Bob Dylan. Quando ci salgo io, penso ancora di essere i Clash” Billy Bragg, “Nme”, 1984.
È proprio vero, si diceva alla metà degli anni ottanta che il bardo di Barking (la cittadina dove è nato e ha vissuto da ragazzo) suonasse la chitarra come se fosse tutta la band dei Clash contemporaneamente. Erano momenti difficili in Gran Bretagna sia socialmente che politicamente, era il periodo dominato da Margareth Tatcher in cui molte persone, fra cui anche molti artisti, guardavano con preoccupazione lo smantellamento dello stato sociale messo in atto dalla “Lady di ferro”. Billy Bragg, nell’ambito della musica pop, è stato forse il musicista più autorevole nella battaglia ideologica contro il thatcherismo, intorno alla quale ha elaborato la propria visione e azione politica di matrice socialista. Questo suo impegno ha portato molti a non considerarlo un artista di vaglia nel solo campo musicale. Big Ol’ Nose (come da anni, a causa del grosso naso, viene simpaticamente soprannominato) ha, invece, scritto tante canzoni di valore ed è sopravvissuto agli eighties, ne sono esempi il suo capolavoro “Don’t Try This At Home”, il superbo sottovalutato Ep “The Internationale” o il lavoro con i Wilco.
L’occasione per riparlare di Billy ci viene data dalla pubblicazione del doppio album “Best Of Billy Bragg At The BBC 1983-2019”, che raccoglie una serie di registrazioni classiche realizzate dal nostro per la BBC dai primi anni 80 ad oggi. Il disco, completamente rimasterizzato e con molte tracce inedite, include brani tratti dalle sessioni di John Peel, David Jensen, Janice Long, Phill Jupitus , Bob Harris, Tom Robinson e altri, offrendo un’affascinante prospettiva cronologica sull’evoluzione di uno degli artisti più amati del Regno Unito.
La selezione attinge da tutti gli angoli del catalogo di Bragg e presenta, tra le molte gemme, la sua canzone “A New England” (successivamente interpretata con grande successo da Kirsty MacColl), “Levi Stubbs’ Tears” e l’inno dei lavoratori “There Is Power In A Union”, a cui si aggiungono un paio di cover atipiche come “Fear Is A Man’s Best Friend” di John Cale e “A13”, la sua personale rilettura di “Route 66”. Tutti questi brani offrono un ritratto unico di un tesoro nazionale della musica britannica.
«Work in progress. È così che John Peel ha immaginato le sue sessioni serali, offrendo agli artisti l’opportunità di provare nuove canzoni in un ambiente da studio.
Quando è stata confermata una mia sessione è stata l’occasione per risistemare le idee, per rifinire materiale che fino a quel momento era stato poco più che appunti scarabocchiati su un foglio. Ecco perché alcuni dei brani qui hanno un diverso fraseggio e arrangiamento rispetto a quello poi apparso sul disco. Diversi brani sono stati concepiti e scritti la sera prima della sessione.
In un caso in realtà ho composto la canzone da zero mentre lo spettacolo era in onda. Questa è sempre stata una componente chiave delle mie sessioni della BBC, il brivido di presentare qualcosa per la prima volta e qui ho raccolto tutti i momenti migliori in 36 anni delle mie sessioni». È così che Billy Bragg commenta la sua partecipazione alla trasmissione di John Peel, che nel corso degli anni ha sempre prodotto ottimi risultati per gli ascoltatori.
Il cantautore anche in questa occasione si dimostra songwriter di razza e musicista completo, capace di raccontare e di raccontarsi anche con una notevole vena intimista, uno stile pennellato e melodico, quasi raffinato a dispetto della rozzezza che a volte gli è stata ingiustamente attribuita. Non solo folk di protesta, ma anche raffinato autore di musica pop nella più ampia accezione del termine!!!


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