Mettete le cinture, cari ascoltatori, per uno dei dischi più folli e variegati che il panorama musicale italiano abbia partorito negli ultimi anni. Quello dei Baba Yoga è infatti un lavoro praticamente impossibile da classificare, se non con un lungo elenco dei generi musicali in esso contenuti: dal country-blues al progressive, dal folk al cantautorato, dalle ballate popolari alla musica orientale, dal funk al nu-prog, il tutto talvolta condito con sprazzi di musica elettronica, questo e altro troverete nei 53 minuti de “L’uomo progressivo”.
Dietro lo pseudonimo Baba Yoga – voluta storpiatura del quasi omonimo film “Baba Yaga” del ’73 basato sulle avventure del personaggio Valentina di Guido Crepax – si celano i due autori Gianfranco Salvatore, collaboratore in particolar modo negli anni 80 e 90 del jazzista Steve Lacy, e Danilo Cherni, tastierista di Antonello Venditti degli ultimi 30 anni e, recentemente, avvistato anche nella line-up dei Goblin Rebirth. Se la musica è un eccellente pout-pourri di generi, i testi, in lingua italiana, sono ironici, dissacranti, surreali, ma anche provocatori e riflessivi. Sul fronte visuale, l’artwork de “L’uomo progressivo” è costellato dai bellissimi dipinti del pittore contemporaneo Vincenzo Faraldo.
Per la realizzazione di questo disco, i due principali autori hanno invitato a collaborare una lunga serie di ospiti, molti dei quali provenienti dalla scena del rock progressivo italiano degli anni ’70 – Vittorio Nocenzi (Banco del Mutuo Soccorso), Luciano Regoli (Raccomandata con Ricevuta di Ritorno), Peppe Servillo (Avion Travel), Fabio Pignatelli (Goblin), Alvaro Fella (Jumbo), Lino Vairetti (Osanna), Derek Wilson (storico batterista di molteplici artisti della scena prog sin dai primi anni ’70) – per un risultato atipico, coraggioso e unico.


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