ARCHIE SHEPP & JASON MORAN- “Let My People Go” cover album“Let My People Go” raccoglie sette brani che Shepp, l’iconico sassofonista, attivista e polimatematico artistico, e Moran, probabilmente il pianista più fantasioso della sua generazione, hanno registrato insieme in una serie di concerti dal vivo tra il 2017 e il 2018. Il dolore e la furia che evocano nei due spirituals (“Sometimes I Feel Like a Motherless Child” e “Go Down, Moses”) che determinano il centro del disco risuonano con le grida di giustizia ascoltate la scorsa estate sulla scia di Ahmaud Arbery, Breonna Taylor e George Floyd. Mentre Moran depone un letto armonico striato di fiamma divina che porta alla mente Alice Coltrane, Shepp soffia e canta con una voce che si rompe costantemente; sia dall’età che dal crepacuore, è devastante in entrambi i modi.

Il nome di Archie Shepp è spesso pronunciato nella stessa frase di John Coltrane, la sua musica però, post- Ascension (Impulse!, 1965), potrebbe essere meglio equiparata a quella di Billie Holiday. Proprio come la cantante ha presentato la sua arte (soprattutto negli ultimi anni) in un modo franco e sgradevole, ha prodotto per decenni il suo messaggio con una consegna cruda, candida e quasi fragile.

Questa fragilità, o meglio ancora vulnerabilità, è l’essenza che Archie brama. La sua indifferenza è in piena mostra in questi sette duetti con Jason Moran. Estratti dalle esibizioni del 2017 e del 2018, traggono un riferimento diretto al duo Shepp / Parlan che caratterizzò gli anni ’80.

La coppia affronta due standard di Ellington-Strayhorn “Isfahan” e “Lush Life”. Quest’ultimo ricorda la versione di Coltrane e Johnny Hartman del 1963, ma è ridotto all’essenziale. Lo stesso approccio è adottato su “Round Midnight” di Monk, in cui Jason lavora da una struttura senza ornamenti e il sassofono tenore di Shepp racconta la storia tanto amata agli ascoltatori. Gli appassionati l’hanno consumato molte volte prima, ma sono desiderosi di questo momento di conforto.

L’apice qui potrebbe essere “Wise One” di Coltrane, in cui i due si estendono un po’ sulla resa di tredici minuti. Il tenore di Archie è robusto ma delicato, e l’approccio di Moran diventa chiassoso a sostegno. Quest’ora di musica lascerà sicuramente gli ascoltatori a desiderare di più!!!


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