Non ho mai mostrato particolare attenzione per la carriera di Allison Moorer. Ho ascoltato qualche suo disco in passato che non ha lasciato segni particolari, sapevo che fosse la sorella di Shelby Lynne e la moglie di Steve Earle, da cui si è separata nel 2015. Ora il maggio scorso è convolata a nozze con un altro musicista, Hayes Carrl. Sono stato attratto dal suo nuovo disco, “Blood” perché distribuito dalla Thirty Tigers e anche dal fatto che l’album in questione sarà accompagnato dalla pubblicazione di un libro, “Blood: a memoir”.
Purtroppo la nostra nel 1986 subì un gravissimo lutto, cioè l’uccisione della madre da parte del padre che poi si suicidò. Avvenimento che assestò un durissimo colpo all’allora quattordicenne Allison e che solo ora sembra in grado di uscirne e abbia sentito la voglia di mettere tutto nero su bianco, di scrivere il libro in cui la nostra fa un’amara riflessione sulla vita, sugli abusi e su avvenimenti che mai dovrebbero accadere, ma che invece sono all’ordine del giorno. Il racconto è scritto molto bene, nonostante l’argomento trattato, con forza, passione e coraggio.
Solitamente quando c’è sofferenza è il momento in cui si riesce a dare il meglio di sé a livello artistico e così è successo anche in questa occasione. Il lavoro in questione non è un album country come ci sarebbe aspettato, ma una raccolta da singer songwriter che ci mostra le sue qualità da autrice. La Moorer rispolvera un brano del 1999, “Cold cold heart”, lasciato da parte perché non pronta a pubblicarlo. Si tratta di una splendida ballata molto spartana, voce e poco altro. Narra le ultime ore dei suoi genitori e trasuda di amarezza e struggimento. “Blood” si apre con “Bad weather” traccia elettrica che emana una tristezza di fondo difficile da metabolizzare, la voce della nostra è affiancata da una strumentazione che riesce a dipingere una melodia evocativa e ricca di pathos. Il disco mantiene queste caratteristiche per tutta la sua durata fino alla chiusura con il brano “Heal” scritta in collaborazione con Mary Gauthier. Ballata che sfiora il country e resa imperdibile dalla grande prova vocale della protagonista e dal ritornello molto ben architettato dalla Gauthier. Conclusione degna per un lavoro ispirato e un sentito grazie all’autrice che ha messo a nudo la propria anima!!!


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