Se non avessi conosciuto Tucker e non fosse stato pubblicato da Thrill Jockey, mai avrei preso in considerazione tale cd a causa di una copertina che definire kitsch è riduttivo.
Alexander è parecchio cambiato, musicalmente parlando, rispetto agli esordi della metà degli anni’00.
Ora è più cantautorale ed orientato alla forma canzone. Non ha abbandonato del tutto l’anelito a sperimentare e di lavorare sul suono e sulle textures strumentali.
“Don’t look away” può essere considerato come l’anello mancante di una trilogia iniziata nel 2011 con “Darwytch” e proseguita con “Third mouth” dell’anno seguente.
Lavori che si muovono in duplice direzione. Da un lato l’aspetto tradizionale, dall’altro ricorso a drones, beat e suono spaziale.
Fanno parte del primo aspetto la bella ballata acustica “Object” arricchita da un gioco di chitarre elettriche che la ammanta di psichedelia spaziale, e pezzi accostabili ad una forma folk psichedelica quali “Sisters and me”, “Ghosts on the ledge” e “Behind the shoulder”.
Del secondo lato fanno bella mostra di sé strumentali come “The saddest summer 2”, “Gloops void” e la sognante “Citadel”. Il brano di punta rimane però la conclusiva “ISHUONAWAYISHANAWA” ritualistica ed ipnotica, in grado di dare un contributo importante al movimento psichedelico.
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