ORQUESTA AKOKAN – ’16 Rayos’ cover albumDopo un debutto omonimo ampiamente acclamato nel 2018, che ha guadagnato nomination ai Grammy e ai Latin Billboard, il supergruppo americano-cubano continua la sua conquista mondiale con un secondo LP sulla prestigiosa etichetta newyorkese Daptone Records, che quest’anno celebra il suo 20° anniversario.

Quando l’Orquesta Akokán è esplosa sulla scena mondiale solo tre anni fa, la sua avvincente interpretazione del mambo ha immediatamente messo in luce la ricchezza della musica cubana. Il cantante José ‘Pepito’ Gómez, il produttore e polistrumentista newyorkese Jacob Plasse (Chulo Records) e l’arrangiatore Michael Eckroth (di Phoenix, Arizona) hanno unito le forze per creare una band composta da alcuni dei migliori musicisti dell’Avana. Oltre ad essere il primo disco spagnolo della Daptone, il debutto omonimo ha rapidamente raccolto un pubblico molto eclettico e desideroso, portando a un tour mondiale con concerti importanti al Lincoln Center di New York e in famose date del calendario in Francia (Nice Jazz Festival, Fiest’A Sète, Les Nuits de Fourvière, ecc.).

La formazione è tornata con “16 Rayos”, un album registrato nei famosi studi Egrem dell’Avana (spot di “Buena Vista”). È composto da 10 canzoni originali che illustrano tutta la magia e la creatività di questo combo unico. Spinto da un senso di possibilità illimitate, l’ensemble cubano-americano continua ad esplorare la ricca tavolozza di ritmi e repertori dell’isola, spingendosi oltre i confini e attingendo alle tradizioni popolari e religiose. La profonda spiritualità dei musicisti cubani, così come la loro conoscenza della musica tradizionale, si unisce alla sensibilità moderna del gruppo: il lavoro riecheggia il racconto dei 16 raggi di sole, dono di Olofi (una delle manifestazioni supreme della divinità nella religione Yoruba) a Obàtálá (padre del cielo e creatore dei corpi umani) perché possa prendersi cura dei figli della Terra. Il primo singolo e brano di apertura, “Mi Conga Es De Akokán”, è una fusione unica dei ritmi folcloristici delle congas di Santiago de Cuba abbinati ai potenti fiati del mambo.

Dall’inizio di questo disco le percussioni e gli ottoni forniscono lo slancio. Brani come “El Inflador” mantengono l’energia in movimento, ma oltre a questo slancio, c’è anche resistenza. La voce di Gómez aggiunge uno strato equilibrato al mix. Il gruppo è sempre sincronizzato, sempre stabile. Con così tanti talenti musicali e voci, il modo in cui si muove Orquesta Akokán è impressionante. Da un duetto tra voce e batteria allo sfondamento degli ottoni, la canzone è esplosiva e non sconfina mai nel caos.

“Fiebre De Mambo” inizia con un preludio di chitarra che suona come un sitar psichedelico, prima che la band entri in scena. Ancora una volta, la traccia prende il volo ma si interrompe per consentire a ‘Pepito’ e al suo coro di ‘botta e risposta’ di cambiare il tempo. L’umore non è perso, diminuito; piuttosto, l’ambito si allarga e la canzone si trasforma in qualcosa di molto più di un semplice mambo. Durante ogni transizione, ogni passaggio del testimone, il ritmo continua.

C’è un’introduzione pianistica altrettanto strana a “Orchídea”, qualcosa come l’avanguardia francese (pensa Poulenc o Messiaen) e il jazz sperimentale americano trasformato in chiaro di luna e rose. Romantico, furtivo, adorabile. Ondeggiando al ritmo della melodia, “16 Rayos” fa un passo indietro, lasciando andare tutti i tuoni e le celebrazioni precedenti. C’è una distinta atmosfera notturna in “Orchídea” e nel suo processore, “Interludio No 2”. Queste riprese più calme permettono di respirare la discussione sonora. La musica latina non è solo rumore e furia; può essere facilmente una cena romantica a lume di candela per due. La fascia è morbida ma ancora presente.

È palpabile nella musica che Orquesta Akokán si è divertita a realizzare questo LP. L’energia, la creatività di prendere vecchi suoni degli anni ’40 e rielaborarli, e il cuore dei musicisti sono tutti in mostra tanto quanto la musica stessa. Si tratta di un’opera che offre qualcosa in più sul jazz latino classico e sulla composizione pop, rendendola nuova, formando nuove foglie sull’albero e mettendo nuove radici in modo che i musicisti a venire possano continuare questa eredità!!!


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