Il nuovo album dell’artista israeliano Kutiman nasce da field recording e session registrate nel 2014 ai pendii del Kilimanjiaro con musicisti locali, poi rielaborate nel suo studio nel deserto del Negev. Kutiman è un artista e produttore autorevole, noto per il suo personale stile che mescola elettronica, world music e jazz contemporaneo, un must per tutti i fan di Khruangbin, Tom Misch & Yussef Dayes e Kamasi Washington e gli estimatori del lavoro di etichette come Strut Records, Analog Africa e Soundway.
Milioni di abitanti popolano i pendii del Kilimanjiaro da millenni. Il nostro giramondo nel 2014 ha fatto visita a quei luoghi e al popolo Wachaga per studiarne folklore, lingua e tradizione. Ophir Kutiel, vero nome di battesimo dell’artista, aveva portato con se microfoni e materiale per registrare audio e video, suoni e immagini della vita quotidiana del luogo lontano da cui era attratto.
Il nuovo lavoro di Kutiman, quarto full lenght della sua carriera, combina il materiale registrato 6 anni fa con composizioni realizzate da lui con il sassofonista Shlomi Alon, il trombettista Sefi Zisling e il trombonista Yair Slutzki. Anche se il tutto è stato registrato nel 2014, ci sono voluti anni di lavoro in studio per dare alle composizioni originali e ai field recordings il senso che Ophir stava cercando.
“Wachaga” è il risultato di un lungo sforzo, di giorni di registrazioni, mesi di studio e anni di contemplazione e ricordi. L’album è una festa audio visiva dedicato al popolo della Tanzania che vive sulle terre baciate ad est e a sud dal Kilimanjiaro. L’artista israeliano per questo lavoro ha piegato la lente della world music per riflettere e manipolare i suoni che meglio conosce, quelli della techno, dell’elettronica ambient e del jazz.
Ritornando a quei giorni lontani, a quelle registrazioni sul campo, a quelle musiche, a quei suoni, rumori e voci del Chaga ai quali lui ha posto solo microfoni aperti per prendere quanto più possibile gli fosse concesso. Una volta ritornato a casa ha cominciato un lungo taglia e cuci, un copia ed incolla aggiungendo l’elettronica di cui è un esperto.
Il risultato è un materiale in cui la parte etnica viene piegata e posta sullo sfondo, perché a risaltare sono molto spesso i fiati che ammantano il suono di una componente astrale molto marcata e trascinante. Il lavoro di Kutiel in studio mette in mostra una perizia fuori dal comune, anche se non in tutte le occasioni riesce a dare un’aura magica ai brani. Rimane, comunque, un’opera di notevole interesse perché ci permette di scoprire sonorità che altrimenti resterebbero confinate nel luogo di provenienza!!!
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