GRUFF RHYS: “Seeking Now Gods” cover albumUscito il 21 maggio su Rough Trade, “Seeking New Gods” è il nuovo lavoro del cantautore gallese Gruff Rhys, che torna a due anni di distanza dagli ottimi riscontri di “Pang!”. Il settimo album di Rhys è stato registrato dopo l’ultimo tour in USA e mixato a Los Angeles con il celebre produttore Mario Caldato (a lungo collaboratore dei Beastie Boys).

L’ispirazione principale dell’album arriva dal Monte Paektu (il picco più alto della penisola coreana), ma durante la scrittura i testi di Gruff si sono concentrati sull’incredibile durata della vita di una montagna e sulle caratteristiche che la tramutano in figura mitologica. “Seeking New Gods” è diventato così la mitizzazione sonora di una vetta: affascinanti pianoforti, trombe selvagge e sintetizzatori cosmici offrono uno spettacolo abbagliante, come suggeriscono anche le parole dello stesso musicista: ‘L’album parla delle persone e delle civiltà e degli spazi che le persone abitano in periodi di tempo. Le persone vanno e vengono, ma la geologia rimane inalterata e cambia più lentamente. Penso che riguardi la memoria e il tempo. È ancora la biografia di una montagna, ma ora è il Monte Paektu della mente. Non imparerai molto sulla vera montagna ascoltando questo disco ma spero che sentirai qualcosa’.

Il nostro non ama seguire una linea musicale precisa, ma devia in continuazione lungo il percorso intrapreso sedici anni fa con il proprio debutto solista. In quest’occasione, abbandonata la svolta tropicalista del precedente album, l’esotismo rimane a livello favolistico trasponendo in musica l’ecosistema che popola il vulcano di cui sopra. In realtà si tratta di un pretesto per ritornare a quel pop bucolico di origine gallese, che oggi vede altri protagonisti quali Cate Le Bon e H. Hawkline. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che il lavoro risulti uno dei più accessibili e pure comune e abituale rispetto ai suoni del passato.

“Loan your Loneliness” ci da dentro di brutto come ai tempi dei Super Furry Animals che però sono di stanza sulla costa orientale degli Stati Uniti, mentre “Mausoleum of my Former Self” profuma di Kinks con inserti di fiati quasi mariachi.

“Can’t Carry on” è il classico pezzo colmo di romanticismo, “Holiest of the Holymen” non può che essere un tributo ai Beach Boys, in cui tutto è sospeso e il ritornello è rallentato di proposito.

Quando tutto sembra musicalmente stabilito ecco sopraggiungere “The Keep” con la consueta attitudine prog del nostro, la desolazione cosmica della traccia omonima, la sensibilità chiaroscurale elettronica di “Distant Snowy Peaks”.

Gruff Rhys è uno dei segreti meglio custoditi tra quegli autori eleganti ed eccentrici che non si accontentano mai e sono sempre alla ricerca di nuove esplorazioni!!!


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