THE LOWEST PAIR- “The Perfect Plan”Gli amanti delle curiosità potranno soddisfare le proprie esigenze con il disco in questione, “The perfect plan”, pubblicato dai The Lowest Pair, che rappresenta il sesto album del duo. Credo infatti che non vi sia lavoro di country migliore uscito, dall’inizio dell’anno ad oggi, sul mercato.

Traggono il loro nome da una poesia scritta dall’artista country e bluegrass John Hartford che ha anche scritto la hit di Glen Campbell, “Gentle on my Mind”. Kendl Winter e Palmer T. Lee dopo essersi dedicati, nel 2018, ai rispettivi progetti solisti, si sono rivolti a Mike Mogis per produrre “The perfect plan”. Il risultato ottenuto è di una magnificenza incredibile, lontano dall’ortodossia country, legato ad una certa estetica indie, ma in grado di suonare in modo ‘Americana’ molto di più di tanti dischi di settore.

In quest’occasione i nostri non agiscono da soli, quindi non ci sono solo banjo e chitarra acustica, che suonano alternandosi, ma sono presenti altri strumenti quali mandolino, pedal steel forse per dare uno spaccato più veritiero sull’America rude, autentica e dolorosa e mantenendosi a debita distanza da tutto quanto possa suonare imposto oppure all’interno di schemi prefissati, ma raggiungendo un suono lussureggiante in alcune delle tracce. C’è molta riflessione nelle canzoni sul tentativo di conciliare l’attualità con l’idealismo e la speranza è contenuta all’interno di questi pezzi.

Winter, che canta la maggior parte delle tracce, ha una voce molto particolare, a sua volta ricorda la Emmylou Harris e la cantante dei Mandolin Orange, Emily Frantz, ma pure Adrianne Lenker (Big Thief), non per il timbro quanto per la forte personalità che entrambe possiedono.

La traccia di apertura, “How Far I Would Go” offre una sensazione spaziosa che si sofferma come un filo di fumo prima che sia succeduta da “Too Late Babe”, con il banjo di cui sopra che offre un backbeat costante per un risultato musicale che colpisce ferocemente grazie anche a delle liriche che narrano della ricerca di verità nei rapporti amorosi . “Wild Animals” ci spinge a ‘respirare’ attraverso le vicissitudini della fortuna in sincronia con la natura , usando la voce di Lee con buoni risultati. “Shot down the sky” è una ballata d’amore brutale con un feeling country che risalta ancor più grazie alla pedal steel, capace di fulminarti all’inizio e di stringerti un nodo scorsoio attorno al collo alla fine. Palmer è voce solista in “Enemy of ease” per un brano incentrato sulla memoria che spesso può dominarti ed impedire di proseguire un percorso di vita.

Le armonie complementari di Winter e Lee abbinate alla loro composizioni liriche hanno avuto l’opportunità di fiorire come mai in passato grazie all’inclusione di una varietà di strumentisti che arricchiscono non poco il lavoro in questione. A volte ancorate ad aspetti terreni, in altre più sognanti e malinconiche, il risultato è quello che non si può ignorare tanta bellezza !!!


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