Il valore di una etichetta discografica è proporzionale alla qualità dei musicisti facenti parte del proprio roster, ma anche dalla cura maniacale del prodotto e dalla ricerca degli artisti su cui lavorare per dare alle stampe opere da tempo fuori catalogo oppure mai uscite.
La Paradise of Bachelors è, senza alcuna ombra di dubbio, una delle migliori indipendent label oggi presente sul mercato discografico.
Lo affermo con ancora maggior forza dopo l’uscita di questo splendido box in formato vinile, in un’edizione apribile deluxe, comprendente un LP, tre CD, un codice Dowload ed un esauriente libro a colori di 28 pagine. “Pedal Steal” (1985), originariamente composto come colonna sonora di una performance di danza, appare per la prima volta su vinile e su CD. “Torso Hell” (1986), “Bleeder” (1990), “Reunion” (a return to Juarez) (1992) e “Dugout” (1993), che nell’insieme formano la suite “Four Corners”, sono invece distribuiti su due CD.
Terry Allen è un artista texano misconosciuto, ma prezioso, che durante la sua attività si è dedicato alla musica, definibile country, alle arti plastiche e alla pittura in cui ha riscosso i migliori riconoscimenti. La Paradise of Bachelors aveva già ristampato due capolavori sconosciuti quali “Juarez” (1975) e “Lubbock (on everything)” (1979). Ora è il turno di questo cofanetto che ci permette di conoscere le performances radiofoniche e le opere narrative di lunga durata di Allen – due ore e mezzo di canzoni dai tratti cinematici, storie e collage sonori in salsa country.
“Pedal steal” è la più famosa di tutte e l’unica ad aver avuto la soddisfazione di essere stata pubblicata in passato. Si tratta di una colonna sonora di una piece teatrale della compagnia di ballo di Margaret Jenkins che annovera tra gli ospiti musicali il grande amico Butch Hancock nonché la moglie di un altro grande sodale, Joe Ely, Sharon. L’opera si snoda su un’unica traccia di trentacinque minuti, sembra di ascoltare un radio play con attori che recitano, inserti strumentali da colonna sonora oppure vere e proprie canzoni in cui si elevano, per la qualità degli interventi, la chitarra di Lloyd Maines e il sax di Bobby Keys.
Le altre quattro opere non furono mai pubblicate precedentemente e formano la suite “Four corners” da un brano di “Juarez” e che ne riflette il tema generale considerando che i quattro angoli a cui ci si riferisce sono Colorado, New Mexico, Arizona e Utah. C’è uso di field recordings, parole, suoni in cui si parla di veterani e testimoni della guerra in Vietnam.
In conclusione un lavoro di difficile fruizione per chi non mastica la lingua inglese e non è interessato ai radio play, perché porta un po’ fuori dalla normalità del Terry Allen musicista. Un’opera che da comunque l’esatta dimensione del valore enorme del nostro come artista a 360°!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *