Formatisi a cavallo tra “Evol” e Daydream nation” il gruppo di Stephen Lawrie sono una creatura ambigua. Iniziarono con il noise per poi approdare alla fine degli anni ottanta inizio decade successiva verso una forma di shoegaze ispirata dai My Bloody Valentine, ma mantenendo una propria cifra stilistica.
Nato a Burton upon Trent nel 1987, il gruppo emerge come innovatore in quello che poi è stato definito come melodic noise, diventando una fonte di ispirazione cruciale per una moltitudine sia di artisti che di ascoltatori. Retto principalmente dal leader e compositore Stephen Lawrie, il progetto vive di una line-up in costante cambiamento. Lo stesso Lawrie è anche la mente dietro a tutti i brani del nuovo disco – ad eccezione di ‘Until the End’, scritta in collaborazione con Chris Plavidal (Stumptone) e dedicata a Nevada Hill (Bludded Head), scomparso nel 2016.
Sempre dal mondo della scienza viene il nome dell’album: Exploding Head Syndrome è infatti il nome dato da John M. S. Pearce nel 1989 ad un fenomeno descritto da Robert Armstrong-Jones nel 1920 come “rottura improvvisa del cervello”, una condizione medica per cui una persona sente suoni non reali.
“Exploding Head Syndrome” è un improvviso ritorno alla coscienza, una carica sinaptica di dissonanza analogica resa satura da una complessa tendenza al minimalismo vibrante, profondo nella sua semplicità.
Una foschia statica di distorsione elettronica si muove verso loop old school con inebrianti vibrazioni del basso e lo slancio mantenuto sul filo di lana della tensione acustica. Mentre il suono caldo dell’organo oscilla attorno allo scheletro di melodie estatiche, un alveare elettrico di chitarre avvolgenti racchiude le visioni di Lawrie. Visioni che rimangono sospese, fratturate nel cuore della loro essenza, finché non vengono completamente inglobate dallo sciame che si sta radunando.
Come si capisce già dal titolo, questo è il suono di una mente pronta a scattare che raggiunge le profondità del suo tumulto interiore durate un viaggio personale verso la totale comprensione di sé. Mentre gli album precedenti per Tapete avevano battuto un percorso parallelo a metà tra le strutture basate sulle canzoni e l’impressionismo amorfo, “Exploding Head Syndrome” usa delle tecniche di composizione quasi tradizionali per ottenere un vortice melodico di motivi semplicistici in grado di cullare l’ascoltatore verso la vastità delle dimensioni del suono.
Il lavoro è l’undicesimo album in studio dei The Telescopes, il terzo da quando sono entrati nel roster di Tapete. È composto da 8 brani inediti che formano una serie di spasmi acustici che allargano i parametri della composizione intuitiva fino al punto dell’illusione uditiva. Legata alle illusioni è anche l’immagine di copertina, in cui un lenzuolo bianco che ondeggia nella brezza viene attraversato in modo particolare da un raggio di luce, dando l’impressione di vedere un volto.


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