Cover album STEVE VON TILL- “No Wilderness Deep Enough”“No Wilderness Deep Enough” è il titolo del nuovo album solista del chitarrista/cantante dei Neurosis Steve Von Till, in uscita il prossimo 7 agosto su Neurot Recordings. Lo stesso giorno arriverà sul mercato anche la sua prima raccolta di poesie e testi, dal titolo “Harvestman: 23 Untitled Poems and Collected Lyrics“.

Dopo gli studi liceali, parallelamente alla musica segue le orme del padre, intraprendendo studi giuridici ma finisce a lavorare come insegnante in una scuola elementare. Nel 1989, per puro caso, incontra Scott Kelly che lo recluta per sostituire Chad Salter: da allora il gruppo, con il suo ingresso, cambierà per sempre stile passando da un suono più punk rock ad uno più metal e sperimentale. Autore anche di lavori solisti quali “As the Crow flies” e “If i Should Fall to the Field“, dischi sicuramente meno violenti rispetto a quelli realizzati con la sua band. Ha collaborato alla colonna sonora del film “H2Odio” di Alex Infascelli. Partecipa ad altri due progetti paralleli: Culper Ring (Insieme a Kris Force degli Amber Asylum) e Harvestman, di cui è il solo componente ed esecutore e nel quale suona una mistura di folk acustico e ambient.

Il buon Steve non ha scritto e composto il nuovo disco durante il periodo drammatico del lockdown, dal deserto che ha caratterizzato le città per settimane, sconfitte dalla natura. Però potremmo affermare che lo aveva predetto nelle sue varie incarnazioni musicali, aveva già lanciato moniti al genere umano ormai sul baratro dell’autodistruzione.

Un nuovo album del cantante è sempre dono gradito, forse era anche una necessità per offrire comfort e prospettiva in un’era le cui certezze si stanno sfaldando. I sei pezzi musicali dell’album modellano un paesaggio allucinatorio di suoni che incanala le profondità dei misteri e delle incertezze del mondo naturale, pongono domande che hanno sempre irritato l’umanità fin dai tempi lontani e che ora vengono poste in mezzo ad uno sfondo terribilmente inquietante.

Ascoltando il primo singolo di della raccolta, “Dreams of Trees”, sono particolarmente incuriosito nel leggere di seguito che l’album è iniziato strumentale ed è stato Randall Dunn che ha incoraggiato Von Till ad aggiungere la voce. La profondità dell’arrangiamento del brano, dalle urla lontane di ciò che probabilmente, erroneamente, presumo siano effetti al violoncello in primo piano, c’è una spaziosità che è stata nel lavoro di Steve dai suoi primi sforzi più minimalisti, ma, man mano che la canzone si svolge, il pianoforte e l’elettronica vengono a sopportare e riempire quello spazio in modi affascinanti.

Tutto è iniziato con una base di semplici progressioni di accordi per pianoforte malinconici, che si sono concretizzate durante le notti in pieno jet lag nella casa d’infanzia di sua moglie in Germania, “No Wilderness Deep Enough” è stato ulteriormente abbellito con mellotron e trattamenti elettronici nello studio di casa del nostro nel Nord Idaho. Poi Dunn ha sfidato il cantante dei Neurosis ad usare la voce su quelle basi strumentali per dare origine al suo nuovo disco solista che è stato completato presso il Flora Recording and Playback a Portland (Decemberists, Neko Case).

Liricamente, “No Wilderness Deep” tocca temi essenziali per vivere nel mondo che ci circonda, così come riguardanti la co-esistenza con noi stessi e gli altri. “Si tratta di desideri e perdite personali, e degli amori e delle insicurezze che tutti sentiamo combinati con meditazioni sull’umanità nel suo complesso” spiega Steve nelle note.

Opera che trascende il mondo fisico per una maggiore accettazione di quello trascendente che colleghi il naturalismo e lo spiritualismo!!!


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