Non credo che Rodney Crowell abbia un folto seguito in Italia, eppure è un nome che ha lunghi trascorsi nella musica country sia come autore che come produttore. Negli anni settanta collabora come chitarrista e autore con Emmylou Harris nella Hot Band. Nel 1978 decide di proporsi come solista: firma un contratto con la Warner Bros. Records e l’anno seguente produce il disco di debutto di Rosanne Cash. I due, oltre a collaborare artisticamente, si innamorano e si sposano. Il decennio successivo non è il più felice per Rodney, infatti il matrimonio comincia a entrare in crisi e a livello lavorativo la Warner si rifiuta di pubblicare un suo album nel 1984. Questo stesso disco, intitolato “Street Language”, viene pubblicato dalla Columbia Records due anni dopo (1986). Nel 1991 divorzia da Rosanne Cash.
Vanta una discografia cospicua, se non vado errato questo è il suo ventunesimo album in discografia ed è sempre riuscito a mantenere un livello qualitativo di ottimo livello.
“Texas” è un disco che celebra il suo stato di origine ed è un lavoro quasi esclusivamente di duetti prodotto da lui stesso in compagnia di Ray Kennedy. Oltre agli ospiti nel CD suona una pletora di musicisti veramente formidabile, decine di strumentisti che si alternano nelle varie canzoni. Alle chitarre tra gli altri troviamo Audley Freed, Jack Pearson, Jedd Hughes, John Jorgenson, Steuart Smith, al basso Dennis Crouch, Lex Price e Michael Rhodes, alla batteria Fred Eltringham e Greg Morrow, oltre a Ringo Starr, alle tastiere Jim Cox, oltre a violinisti, mandolinisti e suonatori di fisarmonica assortiti. Le canzoni costituiscono un ciclo dedicato alle varie caratteristiche dello stato della “Stella Solitaria” e sono tutte firmate da Crowell che le ha adattate alle singole esigenze degli ospiti presenti.
Nell’iniziale “Flatland Hillbillies” Crowell insieme agli ospiti Randy Rogers e Lee Ann Womack cantano “vivere ai margini del nulla, non è per i deboli di cuore”. Si tratta di un brano ricco di grinta, bluesato e le chitarre di stampo sudista sono quelle di Freed e Jorgenson. La chitarra rovente e l’inconfondibile voce di Billy Gibbons impreziosiscono il rock di “56 Fury” mentre John Jorgenson partecipa a “The Border”, un folk tex mex di frontiera dove i sempre più tristi confini sono raccontati dagli occhi di un uomo dell’esercito.
D’obbligo segnalare la presenza di Ringo Starr in “You’re Only Happy When You’re Miserable”, anche se va alla finale ‘Texas Drought, pt. 1’ la palma di canzone beatlesiana dell’album, un ruspante Lyle Lovett nel boogie rock “What You Gonna Do Now” in cui i due si rimpallano i versi dimostrandosi divertiti e divertenti per l’ascoltatore e Steve Earle che introduce e accompagna la protesta di “Brown & Root, Brown & Root”.
Rodney Crowell, 69 anni, è sempre una garanzia. Uno degli ultimi grandi songwriter americani ha costruito uno dei migliori album americani dell’anno!!!


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