Forse il nome di Paul De Jong non vi suggerisce nulla, ma il nostro è stato parte dei favolosi Books, gruppo che ebbe un certo seguito anche nella nostra penisola all’inizio degli anni duemila e che proponeva un ibrido tra elettronica, folk-pop e musica colta.
Di quella band, ormai defunta, Paul era il violoncellista che ha proseguito la propria carriera solista ed oggi ci presenta il suo nuovo album, il secondo per i tipi della Temporary Residence.
Realizzato nella sequenza in cui è stato concepito, il lavoro si compone di 14 tracce che variano dai quindici secondi agli oltre dieci minuti sempre in bilico tra armonie acustiche e digitali, la solita meticolosa ricerca sui field recordings piegati al volere di ritmiche addirittura r&b, white-funk (come nella più rosea tradizione Eno/Talking Heads) e addirittura esperimenti che lambiscono il prog e la synth music.
La canzone omonima sembra una ninna-nanna ma si dipana in qualcosa di spaventoso, “The jar bell” possiede il fascino del pericolo che si avvicina attraverso le note che compongono il brano, “Embowelment” è un trapano che ci perfora timpani e cervello. Ogni brano è una storia a sè, ci aspettiamo questa diversità, ma non conosciamo come si materializzerà alla nostra percezione uditiva.
Un disco di ricerca ed intelligenza creativa.
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