MATT PATERSHUK – ‘An Honest Effort’ cover albumÈ impossibile non apprezzare un album che presenta Steve Dawson alla pedal steel in una canzone, intitolata “Shane MacGowan”, su come la nuova dentiera dell’ex frontman dei Pogues possa illuminare la stanza con il suo sorriso nuovo di zecca. Sfortunatamente, essa si intromette quando canta le proprie vecchie canzoni con gli spilli magnetici che prendono la radio. Consegnato in uno stile John Prine, il popolare trovatore canadese Matt Patershuk aggiunge scherzosamente come uno di loro sia fuso in oro e chiamato in onore di “Fairytale Of New York” e ‘ti lascerà toccare se vuoi, se sei veloce basta, a volte morde ancora’.

Ci sono, tuttavia, altri dieci buoni motivi per aggiungere “An Honest Effort” alla tua collezione di album. Si inizia con “Johanna”, la storia di una donna che si è allontanata dalla sua vita per tornare a essere quella che era perché ‘alcuni uccelli non erano fatti per essere ingabbiati anche con una porta aperta’.

È seguito da “Jupiter The Flying Horse” di sei minuti, con Dawson su Weissenborn. Ispirata a un poster del circo Barnum e Bailey, la canzone rievoca l’amore familiare attraverso il tema dei brani nella storia del romanzo di uno stallone del circo stellato che si innamora di una cavalla di razza inferiore. C’è anche un secondo racconto equino, “Clever Hans” che racconta il cavallo della vita reale che, all’inizio del secolo scorso, poteva apparentemente eseguire incredibili trucchi aritmetici e intellettuali. Si è scoperto che stava osservando le reazioni della folla e rispondendo al linguaggio del corpo involontario del suo allenatore, ma questo non lo rende meno impressionante, e la canzone lo riconosce debitamente.

Altrove, “Sunny” riprende il tema della traccia di apertura con un’altra donna che cerca una vita nuova e migliore, scappando da una relazione violenta (‘Piegherebbe i cappucci dei suoi Miller Lites/Tra indice e pollice/Come per mostrare agli altri /Una minaccia di cose a venire’). Nel frattempo, con il trillo del mandolino in sottofondo e dei lick blues di chitarra elettrica, “Turn The Radio On” adotta un approccio opposto con una coppia di mezza età ancora a proprio agio nella loro relazione. Con Dawson di nuovo sull’eco Weissenborn che fornisce la coda, la scarna “Afraid To Speak Her Name” disegna un momento toccante di essere trafitto da un istante di bellezza.

Per cambiare le preoccupazioni dei testi, il valzer d’altri tempi “1.3 Miles”, con Fats Kaplin, al violino segue la traiettoria di un proiettile che manca di poco diversi potenziali bersagli mentre vola ‘verso chissà dove’ prima che la sua energia si esaurisca, fungendo da metafora del destino e di quanto vicino potrebbe arrivare a cambiare le nostre vite ogni giorno. Il falò dei cowboy al trotto, “Stay With Me”, si inserisce nel country da saloon del saloon dell’armonica per riflettere sulla mortalità, mentre passato e presente si confondono nell’istante in cui la morte si avvicina con Keri Latimer sulle armonie. In una nota meno esistenziale, “The 2nd Law Of Thermodynamics” rivolge l’attenzione alla fisica e all’idea che tutti gli oggetti nell’universo tendano all’entropia o al disordine; non è difficile vedere la metafora delle relazioni mentre canta: ‘Alla fine ogni tutto diventa due’.

Si conclude con un banjo minimale che torna in gioco sul poco organizzato “Upright”, un tributo a sua nonna di Liverpool, Mary Riley, ‘il fiore della vecchia Scottie Road’, una forza della natura che è stata arrestata all’età di 73 anni per aver protestato contro lo sviluppo delle armi nucleari nel Regno Unito e ha affrontato una loggia massonica sul motivo per cui non avrebbero permesso alle donne e ai cattolici di entrare nel club.

Giocoso, tenero, premuroso e commovente, un altro promemoria del fatto che Patershuk è uno dei migliori cantautori in circolazione, si prende un bell’ Ottimo per lo sforzo e la realizzazione in tutto e per tutto!!!


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