MATT ELLIOTT – ‘The End Of Days’  cover albumL’introduzione non lascia molte speranze, “The End Of Days” title track del nuovo album di Matt Elliott: «E tutto è perduto / E tutta la speranza è esaurita / E anche tutti i sorrisi sui volti dei bambini ti portano dolore / Quando pensi a quello che dovranno affrontare / E se mai diventeranno maggiorenni / Un mondo rassegnato alla fiamma / Perché abbiamo bruciato tutto / Nello stesso modo compiaciuto / Che bruciamo tutto».

OK, perché il nostro ottimismo non è mai stato il profumo della vita, ma i testi e la musica del disco in studio numero 10 del musicista di Bristol svelano una complessità emotiva ancora più funerea rispetto al passato, fatta eccezione per la bellissima strumentale “Healing A Wound Will Thick Begin With a Bruise”. Niente di nuovo sotto il sole, intendiamoci: Elliott ci ha abituato dai tempi della tetralogia formata da “Drinking Songs”, “Failing Songs”, “Howling Songs” e “Failed Songs” ad una musica capace di unire la malinconia del blues, l’inquieta essenzialità dello stesso popolo greco, che aveva stregato anche il primo Leonard Cohen, e la Spagna degli arpeggi di chitarra acustica che reggono tutta la fantasia del musicista. Qui non facciamo altro che metterla a frutto, grazie anche ad un minimalismo strumentale secco, ma efficacissimo.

Ascoltate un brano come “Song Of Consolation” e capirete di cosa sto parlando: una circolarità melodica crepuscolare e catartica, in cui anche il sax suonato dallo stesso Elliott e il piano ectoplasmico di David Chalmin (co-produttore del lavoro) non fanno altro che mettersi in coda in una lunga carovana di brividi di angoscia, senza tentare la minima apertura. Lo stesso vale per i 12 minuti di un “Flowers For Bea” che gronda un senso di blues ipnotizzante e struggente grazie anche al contrabbasso suonato con l’archetto da Jeff Hallam, o forse per una “January’s Song” che diventa un sussurro capace di parlare all’anima con la trascendenza della musica sacra.

Banale a dirsi, ma non c’è niente di nuovo in questo rilascio di Matt Elliott. Eppure tutto suona assolutamente necessario e appagante, ancor più radicato nel profondo di una scrittura che ritrova ad ogni uscita le stesse angosce, più o meno drammatiche di volta in volta, ma sempre incredibilmente reali!!!


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