Sono nato e cresciuto per tanti anni ascoltando rock classico, da tanto tempo ho smesso di cibarmene come menù principale per abbeverarmi alla fonte della musica alternativa. Molti ascoltatori sono fermi alla musica che si ascoltava fino alla metà degli anni settanta e da lì non si smuove.
Certo che se parliamo di New Orleans e del suo suono allora posso affermare che difficilmente si sbaglia, in quanto la “Big Easy” è ancora baluardo di buone vibrazioni, rispettosa della tradizione, ma in possesso di quel quid che la rende unica, forse per la sua posizione geografica, forse per la sua storia. Una città in cui si respira musica ventiquattro ore al giorno per 365 giorni all’anno nei locali, lungo le strade, durante il Festival, un autentico paradiso per i posseduti dal demone musicale.
Marc Broussard è figlio di quella regione, è dotato di una voce splendida, vellutata tipica da “blue-eyed soul”, il suo sound viene definito “Bayou soul” cioè un blend di R’n’B, soul, blues, swamp rock. Negli ultimi tre anni ha saputo produrre un paio di dischi che erano dinamite pura ed ora ci delizia con questo “Home” registrato ai Dockside studios, studi casalinghi posti a Maurice, Louisiana. Si serve di pochi musicisti, il più delle volte solo chitarra acustica e piano e non contemporaneamente. L’idea di base è quella di rivisitare composizioni autografe che classici del soul in versione intima e profonda, senza che il risultato faccia perdere un grammo della forza intrinseca ai brani stessi. Non è un lavoro che arriverà alla portata di tutti, vista la difficoltà a reperirlo, ma possiede una qualità che vale la pena lo sforzo per ricercarlo.
Si inizia con “French cafè” di David Egan, la resa è per voce e piano (suonato dal padre Ted). Ne risulta una versione più intima rispetto a quella presente all’esordio, ma le capacità interpretative del nostro non temono confronti. Non sfigurano i brani scritti di suo pugno perché parlano di un interprete affascinante per la sua capacità di immergersi a fondo nell’atmosfera della canzone.
Non sfigura neppure di fronte a pezzi immortali come lo splendido blues “I Love You More Than You’ll Ever Know”, il brano di Al Kooper che grazie alla voce superba di Marc e alla elettrica di Ted Broussard, nonché di un piano elettrico, raggiunge livelli di intensità straordinari.
Ascoltarlo all’imbrunire, mentre si sorseggia un mint julep può causare dipendenza!!!


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