LOSCIL – ‘Clara’ cover albumQuando Scott Morgan pubblicò “Submers”, il suo album rivoluzionario del 2002 di ambient techno acquatica, faceva parte di una coorte di produttori elettronici per i quali la pista da ballo stava diventando un lontano riferimento. Mentre tracce come “Mute” e “Diable Marin” avevano elementi di techno, i ritmi erano tettonici: profondi e rimbombanti, spostandosi così lentamente che potresti perderli. Nei due decenni successivi, la musica di Morgan è diventata più morbida, più debole e più lenta. Per lui che è un compositore di colonne sonore per il cinema e sound director nell’industria dei videogame il progetto rappresenta da sempre un output artistico privilegiato.

Nel suo ultimo LP, “Clara”, sarebbe difficile trovare anche un pizzico di techno. Invece, otteniamo una sorprendente serie di schizzi impressionistici tratti interamente da campioni di una composizione di tre minuti eseguita da un’orchestra ungherese di 22 elementi. Si aggiunge, così, un nuovo capitolo a un percorso che ha trovato nelle intersezioni tra ambient, minimal, chamber music e post-techno un terreno privilegiato. A differenza di “Monument Builders” (2016) che si avvaleva dei fiati, qui a venir manipolato, scolpito e trattato è il suonato ottenuto dai ventidue elementi dell’orchestra d’archi di Budapest, o meglio dal suo nastro opportunamente deturpato.

Scott usa queste limitazioni formali a suo vantaggio, utilizzando materiale di partenza scarso per creare un disco coeso e lungo, pieno di contrasti sonori e materici. Ogni traccia prende il nome da una forma di luce, che evoca vari livelli di sfarfallio e bagliore. I momenti migliori si materializzano quando i bagliori di luce sono in grado di portare in superficie il Loscil più riservato e meditativo.

Analizziamo, per esempio, “Aura”, inizia come potremmo aspettarci: un ritardo perfettamente ritmato che allunga ogni accordo fino al suo punto di svolta. Ma le solite sfumature di reverenza sommessa si trasformano in quelle che sembrano quasi pugnalate d’organo da film slasher. Quindi Loscil introduce una melodia che si dispiega con grazia sul primo piano della traccia. “Sol” è ugualmente avvincente: il loop ovattato e il vibrato della canzone suonano più nitidi, più cristallini rispetto al suo lavoro precedente. Questa ritrovata chiarezza raggiunge il suo apice nella title track, che è anche l’ultima traccia del disco. Circa cinque minuti dopo “Clara”, la canzone si apre con una brillante sezione di archi. È difficile non sentire l’impeto della rivelazione mentre otteniamo la nostra immagine più completa della registrazione sinfonica originale per un breve climax finale.

Non viene esibita alcuna drammaticità, in quanto Scott opera a diversi livelli di quiete: “Flamma”, ad esempio, presenta raffiche di rumore bianco che si dissipano in un istante. In “Lux”, le corde dell’orchestra sono avvolte e tese fino al punto di rottura, come foglie appassite che si sforzano di assorbire gli ultimi raggi di sole prima che sia troppo tardi. Ci sono momenti in cui mi sono chiesto se usare la stessa registrazione di tre minuti come unico materiale sorgente per 70 minuti di musica potesse essere stato troppo ambizioso. Se non si presta la dovuta attenzione e si perdono i crescendo a cascata nella sezione centrale di “Lumina” o l’arpa estenuante di “Vespera”, non saremmo in grado di distinguere una traccia dall’altra.

Il disco sembra un mondo a sé stante. Il decimo album di Loscil per Kranky fa luce su aspetti inesplorati del suo sound consolidato. Il fatto che compia sottili scoperte attraverso il decadimento e la manipolazione di una singola breve registrazione rende “Clara” un risultato silenziosamente impressionante!!!


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