Kirk Fletcher è un chitarrista blues emergente. Ha già alcuni dischi al suo attivo, tra cui “My Turn” e “Shades of Blues”. Si è fatto le ossa suonando nella band di Joe Bonamassa e con i Fabulous Thunderbirds. Il divertente puzzle di “My Blues Pathway” del cantante/chitarrista è capire cosa sia più sentimentale ed emotivo: il suo canto o il suo modo di suonare la chitarra. Perché entrambi colpiscono in questa impressionante raccolta di 10 brani soul-blues, che ha il fuoco del blues rock e il calore del rhythm and blues.
Kirk mostra autorevolezza nel suo nuovo album, non carica di energia i pezzi, ma si pone al centro di ogni traccia, sia vocalmente che con la propria sei corde. Fletcher ha il suo suono, ma attinge dai grandi. La sua voce ha la profondità di Muddy Waters. Il suo modo di suonare la chitarra ha la semplicità di BB King e una versione più controllata delle curve di Albert King. I brani influenzati dal soul non suonano particolari come quelli di un Robert Cray, ma è difficile addentrarsi nel soul blues senza fare paragoni. Fletcher non vuole imbrogliare, non cerca di eludere questa influenza, anche perché ha co-scritto due canzoni con Richard Cousins, il bassista di Cray.
Una delle tracce composte con Cousins è “No Place to Go”, un lento groove sollevato da colpi di fiati e chitarra. La canzone è scarna, spesso solo un ritmo di batteria e la voce di Fletcher, fumosa e agile. E se la traccia fosse solo questo ritmo soul traballante in coppia con l’ugola di Kirk, sarebbe già notevole. Ma poi porta la sua chitarra, che nota dopo nota, emoziona ma rimane disciplinata, e imita anche il carattere della voce umana. “The Struggle for Grace” è un blues diretto, che ricorda “The Thrill is Gone” di BB King, ma con l’interpretazione di Fletcher. Ciò include un cantato che sembra molto meno un sermone e molto più cool. La sua chitarra ha la stessa dinamica, attira la tua attenzione non con i fuochi d’artificio, ma con le giuste note. Sa essere incisivo anche con le cover. Conferisce a “Fattening Frogs For Snakes” di Sonny Boy Williamson un ritmo più lento e una resa vocale più simile a quella di Waters. Non c’è l’armonica, ma la chitarra di Fletcher attinge alle classiche linee blues, con un po’ di finezza moderna gettata per ricordare all’ascoltatore in che anno siamo. Aiuta anche un leggero aggiornamento ai testi, che include il fin troppo riconoscibile “È il 2020 / Ora devo correggere tutti i miei errori”.
Si rilassa piacevolmente nel finale con “Life Gave Me A Dirty Deal”, un semplice blues vecchio stile basato solo su chitarre e armonica, sul quale si accontenta di cedere il primo piano strumentale a Josh Smith alla ‘resonator’ e Charlie Musselwhite all’arpa – quest’ultimo a rubare la scena.
“My Blues Pathway” non è brillante nella sua interezza: ci vogliono alcune canzoni per alzare la testa e ci sono alcuni cali vocali, quelli in cui rimane nella propria comfort zone. Ma quando è bello è dannatamente meraviglioso, con canzoni e arrangiamenti forti – e preparati a drizzare le orecchie quando si lascia andare negli assoli, spesso brillanti ed incisivi!!!
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