Quando gli è stato chiesto di descrivere la title track del suo nuovo disco, Kyle Thomas aka King Tuff, ha preso un profondo respiro e ha risposto: “è una canzone sul toccare il fondo. Non sapevo più cosa avrei voluto fare, ma sentivo questa necessità – questo sentimento – di trovare una nuova possibilità di fare qualcosa… e ho seguito quella possibilità. The Other è fondamentalmente da dove vengono le canzoni. È un mondo nascosto. È un mistero. È la mano invisibile che ti guida quando fai qualcosa.”
Dopo anni di tour non-stop, culminati nell’intenso periodo dopo “Black Moon Spell” del 2014, Thomas si è ritrovato a Los Angeles a combattere contro il più classico dei cliché del rock – un musicista esausto insicuro su cosa fare o dove andare, prigioniero di una realtà che non voleva creare.
Le 10 tracce che sarebbero poi diventate “The Other” rappresentano una sorta di evoluzione psichica della realtà King Tuff.
Non meno accattivante del passato, le nuove tracce abbandonano le goffe narrative baccanali rock ‘n’ roll dei precedenti dischi in favore di arrangiamenti più ampi, diversi strumenti e testi che oscillano tra riflessioni dolorose e il ricongiungersi con la parte di sé più infantile e creativa, quella non ancora corrotta dal cinismo. L’appassionata e cosmica nuova direzione è evidente fin dal primo ascolto: introdotto da un gentile tintinnare di sonagli, chitarre acustiche e un caldo suonare di organo, “The Other” racconta della nascita e del riscatto della creatività.
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