Da un decennio ormai assistiamo all’uscita di dischi che hanno riportato a galla il soul vero e proprio. Tra i propugnatori di tale ritorno meriti vanno assolutamente dati all’etichetta Daptone. Da qualche anno se ne è aggiunta un’altra, la Colemine da Loveland Ohio. È chiaro che fino ad ora tutto quello su cui la label ha messo le mani è stato confezionato con amore e dedizione, basti pensare a Durand Jones, che rimane il caso più noto. Ora è il turno di un altro splendido lavoro dal titolo “The tales people tell” ad opera di un altro “blue eyed soul”, tale Kelly Finnigan, in grado di non dover segnare il passo con nessuno in materia di musica nera contemporanea.
Credo sia gusto affermare, in modo da trovare immediatamente collocazione al nostro, che siamo nel guscio della tradizione, con una dote fantastica nell’uso dei falsetti che riescono a scombussolare i nostri sensi.
Kelly si accompagna a musicisti coi fiocchi quali James Gadson alla batteria, già con Marvin Gaye e Bill Withers, Mike Finnigan (si, proprio il padre) all’organo che prestò la propria abilità a fuoriclasse quali Jimi Hendrix e Etta James. L’album è stato prodotto da Finnigan che si occupa anche di firmare tutti i brani, oltre a suonare la bellezza di dieci strumenti. Il risultato che ne esce è quello di un lavoro senza tempo e con un senso di comunità tra coloro che partecipano alla realizzazione come da tempo non si ascoltava.
Bei lavori di soul ne ho ascoltati parecchi in questi anni, ma non mi emozionavo così tanto da non so quanto per un album che sa suonare selvaggio e grintoso, tenero ed emozionale, seducente e sinfonico.
Il mio consiglio è di non farvelo sfuggire per nessuna ragione al mondo, mi darete ragione!!!


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