Penso che il nome di John Parish la maggior parte di voi lo possa ricollegare alle ambientazioni sonore create per e con P.J. Harvey. È un dato di fatto che, se mai abbia raggiunto la fama, sia più come produttore che come musicista.
“Bird dog Dante”è il primo album di canzoni che il nostro da alle stampe in quasi dieci anni.
In passato ha inciso dischi di qualità, ma non è mai stato considerato una figura di primo piano nell’ambito del cantautorato britannico. Forse perché lo si è sempre considerato un produttore, un compositore di colonne sonore, un session man oppure perché non emanava alcun fascino estetico.
Non credo che il nuovo lavoro possa modificare la situazione ormai cristallizzata. Eppure si tratta di un disco di indubbio interesse.
La sua passione per il cinema e la musica ad esso collegata viene a galla anche in quest’occasione. Basti ascoltare “Let’s go”, la misteriosa e intrisa di ambientazione western “Buffalo” oppure “Kireru” con i suoi drone ambient.
Sono però le canzoni in senso stretto a colpirci, ad accendere la nostra fantasia. Stupenda “Sorry for your loss” dedicata al compianto Mark Linkous (Sparklehorse) in cui la Harvey tinteggia di oscurità un requiem in levare, un capolavoro da spezzare il cuore.
A volte sono piccoli dettagli a farci drizzare le orecchie come la chitarra di “The march” che da sola caratterizza il brano.
Ci sono un paio di digressioni pianistiche che sembrano voler dirigerci dentro la classica contemporanea (“Carver’s hous” e “Le passè devant nous”).
Sicuramente anche questo album non farà cambiare la percezione che si ha di John, ma ci farà stare meglio, molto meglio dopo averlo ascoltato.


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