Di dischi ne escono tantissimi nel corso di un anno, ma quando mi accingo a recensire un gruppo oppure un autore mi accorgo che il precedente è uscito diversi anni prima rispetto al nuovo. Questo significa che anche gli autori si accorgono che non è più il tempo di inflazionare il mercato, ma bisogna centellinare le pubblicazioni. Naturalmente sto parlando di artisti di vaglia.
John Hiatt è uno di questi, uno dei miei autori preferiti, nonché in possesso di una delle voci più emozionanti del panorama rock.
Sono passati quattro anni dal suo ultimo album, “Terms of my surrender”. Il grande cantautore di Indianapolis è da alcuni anni accasato presso la label New West, con cui si trova a proprio agio, sia per la libertà di scelta nel pianificare le uscite, sia perché ha campo libero in termini musica.
“The Eclipse Sessions” è un disco che ha più di un punto di contatto con due degli album più amati della sua discografia, il mitico “Bring the Family” del 1987 e “Crossing Muddy Waters” del 2000, come lo stesso cantautore ha dichiarato: “I tre album sono veramente molto connessi fra di loro nella mia mente. Tutti e tre esprimono delle vibrazioni che all’inizio non erano state preventivate. Per tutti e tre gli album sono partito senza sapere dove stavo andando e tutti hanno finito con il rivelarsi una piacevole sorpresa.”
Il disco presenta un suono asciutto e semplice dovuto all’uso di una formazione ridotta all’osso, cioè Patrick O’Hearn al basso e Kenneth Blevins alla batteria (a parte qualche intervento di Yates McKendree alle tastiere). Il lavoro vede alla produzione Kevin McKendree che ha lavorato, tra gli altri, con Delbert McClinton, il quale riesce a far risaltare le canzoni senza trucchi ed artifici.
Il disco consta di undici pezzi e deve il titolo al fatto che il 21 agosto del 2017, mentre stavano alacremente lavorando in studio ci fu un’eclissi di sole che si propagò per tutta la lunghezza degli Stati Uniti.
È valsa la pena aspettare così tanto per potere gustare un disco che pongo tra i più interessanti del nostro.
No responses yet