Sam Beam, aka IRON & WINE, ha pubblicato “Our Endless Numbered Days”, il suo secondo lavoro, nel marzo del 2004. Uscito dopo il suo intimo, melodico debutto del 2002, “The Creek Drank the Cradle”, il disco è una gemma rara, dotato di candore e profondità, che ha affascinato fan in tutto il mondo.
Quel lavoro fu registrato nello studio casalingo di Sam a Miami e agli Engine Studios di Chicago con Brian Deck (Red Red Meat, Modest Mouse, Ugly Casanova, etc). Suonato assieme a: Sarah Beam (la sorella), Patrick McKinney, Jeff McGriff, EJ Holowicki e Jonathon Bradley, quindi una vera e propria band cosa inusuale fino ad allora.
Il disco unisce il sagace tocco di Sam a parole e melodie; quello speciale tocco che permette a Beam di parlare di amore, perdita, fede, di rendere universale qualcosa di personale. “Our Endless Numbered Days” è il primo album di Iron & Wine ad essere registrato in uno studio professionale; questa ristampa, oltre all’album originale, presenta 8 inedite versioni demo e un libretto di 12 pagine con un saggio di Amanda Petrusich, la quale definisce l’opera “…un disco eterno sul trascorrere del tempo…”.
A volte si riesce ad azzeccare il momento giusto per dare alle stampe un lavoro, sicuramente Sam riuscì a sceglierlo cogliendo l’onda del risveglio neo-folk, ritornato a galla agli inizi degli anni ’00. Opere che mettevano in risalto combinazioni di chitarre acustiche con vocalità sussurrate piene di estatica meraviglia che sembravano provenire da sperdute praterie oppure echeggiare lungo fiumi dei monti Appalachi.
Risentito a distanza di quindici anni suona ancora pieno di fascino come al momento della sua pubblicazione. È ricco di ballate country-folk, malinconiche ed introspettive tra cui mi piace citare “On your wings” con arrangiamenti ridotti all’osso, oppure “Sunset soon forgotten” attraversato da uno splendido lavoro di fingerpicking, ma anche il blues di “Teeth in the grass” riesce a cogliere la mia attenzione.
Gli otto brani aggiunti nulla tolgono o aggiungono alla grandezza del disco, ma mettono in mostra il work in progress, attraverso un suono più ruvido capace di risaltarte allo stesso tempo la emotività e fragilità delle melodie.
Vi si presenta l’occasione di riscoprire una gemma di uno dei migliori cantautori della sua generazione, approfittatene non ve ne pentirete!!!
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