Alla fine dello scorso agosto ero già a conoscenza dell’uscita del box degli Hüsker Dü ‘Savage Young Dü’ per l’etichetta Numero Group. Purtroppo un paio di settimane dopo fui rattristato dall’apprendere della morte di Grant Hart, che del gruppo era batterista nonché cantante e compositore. La notizia mi fece male, era un colpo ai miei vent’anni. Non fu amore a prima vista con la band di Minneapolis, il primo disco che ascoltai fu ‘Zen Arcade’ pubblicato nel 1984 dalla mai troppo venerata SST Records. Troppo violenti per le mie orecchie di allora che ancora non avevano preparazione per l’hardcore. Bastò aspettare un anno e quello che mi parve solo rumore fine a se stesso entrò in circolo e non ne uscì più. Il cofanetto in questione è un triplo cd con allegato un sontuoso libretto di centoquarantaquattro pagine oppure un quadruplo vinile con il libro di centootto pagine. Il box è composto da sessantanove brani scelti tra i centodieci che coprono quasi ogni singola traccia che il trio portò su nastro in un lasso di tempo che va dal 1979 al dicembre 1982, fino alla prima uscita SST con ‘Metal Circus’. In questo periodo il terzetto composto da Bob Mould alla voce e chitarra, Grant Hart alla batteria e voce e Greg Norton al basso, è in un momento cruciale, quello della ricerca della propria musica e del proprio suono. I nastri da cui provengono i brani che compongono l’opera sono parte dell’archivio di Terry Katzman, che fu il loro tecnico del suono e sono stati brillantemente rimasterizzati da Ken Shipley della Numero Group di Chicago. All’inizio sono punk, ma il momento di tale musica sembra ormai superato e quindi sono quasi bollati come passatisti dal pubblico che si sta innamorando di suoni che provengono dalla cosiddetta new wave. Questo rifiuto li porta a suonare sempre più veloci e massicci, e tutto questo fa sì che vengano di diritto inseriti nella nascente scena hardcore. Bisogna però fare un distinguo tra le composizioni di Mould da quelle di Hart: il primo è sicuramente più portato per pezzi hardcore, il batterista, invece, è un grande amante del rock’n’roll dei ’50 e dei ’60, oltre che del power pop, e questo fa si che i suoi brani abbiano un’impronta più facilmente assimilabile. Tante sono le chicche che pullulano all’interno di questo mastodontico lavoro, la cover di Johnny Thunders ‘Chinese Rocks’ oppure la ‘Sunshine Superman’ di donovaniana memoria intrisa di sonorità ’60 e capace di far inorridire i fans di stretta osservanza. Il secondo cd si apre con sei brani live. Per arrivare a ‘Land Speed Record’ bisogna attendere la settima traccia, ma non si tratta della versione ufficiale che ha sempre suonato in modo pessimo, ma vengono utilizzati i brani di uno showcase a beneficio della Twin/Tone Records del cinque settembre del 1981 che ha più o meno la stessa tracklist. Non corretto filologicamente, ma questo ‘Land Speed Record’ suona talmente meglio che si può perdonare la scelta fatta. Si possono apprezzare le parti vocali, il basso è presente come non risultava nell’originale, ci giungono alle orecchie passaggi strumentali da brivido. L’ultimo cd si addentra in territori più facilmente riconoscibili con tre pezzi di ‘In a Free Land’ e l’intero ‘Everything Falls Apart’ e sei brani live che possiamo far risalire alla fine del 1982. Dopo due ore e quaranta minuti termina l’avventura di ‘Savage Young Dü’.
Forse si tratta di un lavoro dedicato a chi li conosce bene e non vuol farsi mancare nulla. Per gli altri, comincino con ‘Zen Arcade’ e poi valutino.

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