Messi da parte i “suoi” Rumour, Graham ha ingaggiato una nuova band per questo disco, The Goldtons (di cui per caso fa parte il membro dei Rumour Martin Belmont).
Mentre intraprendeva un tour inglese in duo con Brinsley Schwarz nel 2016, Graham Parker ha ricevuto una e‐mail da Judd Apatow con la richiesta di inviargli qualche brano da inserire nei suoi nuovi show. Presumendo che la richiesta fosse per del materiale già registrato ma inedito, l’offerta è stata declinata. Durante una pausa di 3 giorni Parker, di ritorno a Londra con qualche idea in testa, ha iniziato a lavorare a un brano, ‘Love Comes’, e il risultato era più che soddisfacente per essere inviato a Judd.
Peccato che la registrazione vera e propria si sia persa nei meandri degli impegni e delle risposte vaghe di Parker. Un mese dopo, Judd ha scritto nuovamente a Parker chiedendo della canzone, e il musicista ha immediatamente coinvolto Martin Belmont alla chitarra elettrica, con l’idea di un ensemble che prevedesse spazzole, basso, tastiera e un assolo di clarinetto. È stato così che Martin ha coinvolto le persone giuste per il progetto; Simon Edwards al basso, Roy Dodds alla batteria e Neil Brockbank, produttore che aveva lavorato agli ultimi dischi di Nick Lowe. Dopo una giornata in studio, la band dà vita a una delle tracce più dolci della carriera di Parker, ‘Love Comes’, apparsa nello show di Apatow per HBO “Crashing”. Con la stessa band, il feeling è stato così forte da ispirare la scrittura e registrazione di altri 4 brani (di cui ‘Dreamin’’ è stata usata da Judd per il suo show “Love” su Netflix).
Dopo questi brani, Parker ha continuato a scrivere canzoni, da inserire assieme alle precedenti in un unico album, ma la notizia della morte per cancro di Neil Brockbank ha bruscamente frenato l’entusiasmo. “Cloud Symbols” è dedicata a Neil. Il risultato finale cattura esattamente il tipo di musica che Parker voleva realizzare.
C’è qualche brano particolarmente emotivo, ‘Maida Hill’ e ‘Is the Sun out Anywhere’ ne sono esempi lampanti, e anche ‘Every Saturday Nite’ ha un’anima jolly pop rinvigorita dal grooveggiante ritornello, ma in linea di massima il filo conduttore dell’album porta la caratteristica firma swing di Parker, con testi pieni di gioia che riportano a ‘White Honey’, ‘Lady Doctor’ e ‘Howlin’ Wind’.
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