Che strana carriera quella di Glen Hansard, sembra di stare sulle montagne russe. Venne conosciuto dal grande pubblico grazie alla sua partecipazione come attore nel film “The Commitments” di Alan Parker per la sua interpretazione del chitarrista Outspan Foster. La fama, tuttavia, non dura a lungo. Nel 1990 forma il suo primo gruppo, The Frames, con cui pubblica il primo album nel 1991. Una formazione che si colloca nello stesso alveo in cui nacquero gli U2 e i Virgin Prunes, quindi legami con la tradizione irlandese (pochi) e la new wave (molti). Furono discretamente noti in patria, ma poco seguiti fuori dai confini irlandesi con la conclusione di portare a termine l’esperienza nel 2006.
Altro momento di notevole popolarità nel 2008 con la canzone “Falling slowly”, tratta dal film “Once” con la quale vinse un Oscar nel febbraio durante la solita cerimonia di consegna a Hollywood, in compagnia di Markéta Irglová, con la quale dette vita ai The Swell Season.
Successivamente si dedica ad una attività a proprio nome, cambiando le carte in tavola ancora una volta, circondato da una band con ricca strumentazione tra piano, fiati, cori, suoni elettrici e coinvolgenti come accadde nel tour del 2016 in cui un Glen visibilmente soddisfatto passeggia tra la folla degli spettatori, dispensa sorrisi e riceve ovazioni.
Ora Hansard pubblica a il suo quarto album “This Wild Willing”, nessuno dei Glen prima descritti si ritrova in modo chiaro in questa sua ultima fatica. Non c’è il musicista di strada ricco di feeling e dispensatore di ballate al fulmicotone, manca anche il soul singer celtico (ci sono comunque i fiati), manca anche il rocker ricco di spunti letterari che caratterizzavano i Frames.
Siamo al cospetto di un album con tanta carne al fuoco per un disco lungo, complesso, ricco di idee, ma che manca di omogeneità.   “Questa è una raccolta di brani nati da alcuni momenti in cui improvvisavo, mi ritrovavo a seguire dei temi e delle linee melodiche, spiega Glen. Se prendi un minuscolo frammento musicale, lo segui, te ne prendi cura e ci costruisci qualcosa, può diventare una meraviglia.”
“This Wild Willing”, è stato concepito a Parigi e registrato nei Black Box Studios in Francia insieme al produttore David Odlum e ad una ristretta cerchia di musicisti, tra cui gli iraniani fratelli Khoshravesh, collaboratori di lunga data come Joe Doyle (al basso) e ROMY (al piano, alla voce, e agli arrangiamenti degli archi), e i musicisti elettronici di Dublino Deasy e Dunk Murphy (Sunken Foal).
Fin dall’iniziale “I’ll be you, be me” capiamo di essere di fronte a qualcosa di diverso con una drum machine dal suono secco, bassi pulsanti e la melodia un po’ nascosta. A volte si incontra un piano un filino avant per un pezzo in crescendo che ricorda certe cose di Van Morrison. La produzione lavora molto sul piano sonoro, è alla ricerca di opportunità offerte dalla tecnologia. A volte la commistione tra la digitalizzazione e la componente di delicatezza dell’autore risulta leggermente forzata, altre funziona riuscendo a mettere in risalto la grana melodica ed armonica del nostro oltre alla sua voce così ricca di sfumature, che ci consente di inserire Hansard nelle file dei più nobili cantautori britannici.
Non fermatevi al primo ascolto, andate a fondo e troverete tanti spunti dotati, come suggerisce il titolo, di quella volontà selvaggia necessaria per progredire senza rinnegare le proprie radici!!!


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