GHOSTPOET- “I Grow Tired But Dare Not Fall Asleep”“I Grow Tired But Dare Not Fall Asleep” è l’album che segna il ritorno di Obaro Ejimiwe, in arte Ghostpoet, a distanza di tre anni da “Dark Days + Canapés”. Descritto come «uno sguardo distopico sull’ansia universale che stiamo vivendo in questi ultimi anni e sulle sensazioni causate da un futuro incerto», il disco è stato anticipato da “Concrete Pony”, singolo (ma anche lynchiano videoclip diretto da Thomas James) che intende dare una rappresentazione della società attuale come luogo in cui abbiamo contemporaneamente la sensazione di possedere tutto e di stringere tra le mani nulla («Abbiamo infinite possibilità di scelta ma sembriamo pietrificati, congelati, condannati ad affrontare la tempesta che si sta avvicinando…»). Segue “Nowhere To Hide Now”, che ne calibra l’immaginario su strisce di cinereo trip hop e chiaroscuri post-punk, un fosco giro di basso dubby e taglienti chitarre psych, una generale estetica noir sulla quale Obaro Ejimiwe può raccontare una convincente storia fatta di paura, stanchezze e rabbia.

Registrato a Londra, e scritto arrangiato e prodotto dallo stesso artista, il disco incorpora numerosi suoni e stili ma è ancora legato all’alt-rock degli ultimi due lavori. Tra gli ospiti troviamo: Art School Girlfriend, Delilah Holiday delle Skinny Girl Diet, SaraSara e Katie Dove Dixon.

È come ascoltare un crooner che ci elargisce le sue paure, quasi supplicandoci di ascoltarle, le atmosfere sono notturne, di un nero scuro come la pece, le sonorità ci propongono effetti cinematografici, strumentazione, basso/chitarra/batteria appena accennate, utilizzo di inserti che sembrano fuori luogo (dal jazz al elettronica, fiati e tastiere, acustico ed elettrico) che entrano ed escono in un lampo.

L’iniziale “Breaking cover” è il manifesto del lavoro, il suo riff distorto e ipnotico sul quale Ejimiwe innesta un mantra d’angoscia: ‘I need a break/I need a break/You need a break/We need a break/They need a break/It’s all on top/It’s too much noise/I can’t turn it off/Panic attacks/I need a break’. Questo è il preludio a “Concrete Pony”, pezzo dal retrogusto blues e cuore pulsante dell’album, dal quale ci si stacca per navigare lenti fino a metà disco, a “Nowhere To Hide”, singolo che ha anticipato l’uscita dell’album. Questo è sicuramente il pezzo più radiofonico del lavoro di Ghostpoet, nonostante un pre chorus tutt’altro che rassicurante: ‘Girl, let’s waste the time, bombs are goin’ on/Bodies in the streets, panic in the pipes/Screaming fills the air, it’s going down tonight/It’s going down tonight’.

La chiusura, “Social lacerations” sa trafiggerci nel profondo con il contrabbasso jazz, gli effetti della chitarra dub e un ritmo che spezza i tempi. Magnifica!

Forse il miglior album del nostro, a cui non dovete chiedere canzoni, ma farvi trasportare dall’umore ovunque abbia intenzione di condurvi!!!


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