FRANCOIS & THE ATLAS MOUNTAINS: “Banane Bleue” cover album“Banane Bleue” è un disco nomade e veramente europeo, proveniente da spazi di lavoro in affitto in alcune delle città chiave del continente – Berlino, Atene e Parigi – e registrato con strumenti spesso presi in prestito da musicisti che la pensano allo stesso modo. Scritto esclusivamente dallo stesso Frànçois Marry, stretto collaboratore di Jaakko Eino Kalevi, che è stato arruolato per le mansioni di produzione, mentre Renaud Letang (Feist, Gonzales, Connan Mockasin) ha mixato l’album.

Il titolo dell’album è tratto dal concetto di “banana blu”, una teoria geografica che raggruppa un corridoio delle più grandi città europee, originariamente concepito negli anni ’80. La teoria afferma che l’offuscamento dei confini di queste città ha portato alla formazione di una massiccia megalopoli interconnessa. Espandendo la teoria, Frànçois l’ha poetata, raffigurando una forma di banana blu luminescente che puoi vedere dallo spazio con correnti vibranti ed eteree che ci circondano e ci legano. Esplora un terreno culturale e romantico comune, creando un album pieno di incontri mancati e incomprensioni.

“Banane Bleue” è radicato nell’interconnessione di tutte le nostre vite – è agile e preparato per le possibilità quotidiane che ci vengono presentate. Sembra un tipo di disco diverso da quelli più recenti di Frànçois & The Atlas Mountains (tutti i dischi escono sotto questo nome, indipendentemente dal cast) che erano in luoghi turbolenti e influenzati dal Nord Africa. Questo è più calmo, un po’ più simile a quelle canzoni di Arthur Russell che ti attaccano per sempre.

Musicalmente, il disco suona più degli anni Ottanta rispetto ai precedenti album di Frànçois & The Atlas Mountains e si presenta come un amico di famiglia della belga Antena, dei primi Elli Medeiros e del pilastro della Él Records Louis Philippe. Le precedenti inclinazioni indie-folk di Marry sono in gran parte sullo sfondo e ci sono accenni al lato jazz-pop di Milton Nascimento. Il nostro sfrutta la tradizione pop francese per innestarla su ritmi latini oppure la colora di quella uggiosa malinconia che si avverte nell’osservare i paesaggi britannici. La scrittura è colma di tutto ciò che il nostro ha visitato durante le sue esperienze di viaggio, come accade in “The Foreigner”, i cui versi vedono la mescolanza di cinque lingue diverse, oppure “Holly Golightly”, che è stata scritta per Tracyanne Campbell, che pone in risalto ricordi tenui e delicati.

Se dovessimo definire questo album non ci faremmo problemi a dire che sia un lavoro profondamente europeo, tra la ‘chanson francaise’, C86, world pop non lontano dai Vampire Weekend, il tutto presentato con profumi romantici. Delizioso e rinfrescante!!!


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