FOUR TET- “Sixteen Oceans”“Sixteen Oceans” è l’album di Four Tet che segue “New Energy”. Il disco è stato anticipato da un post del producer che ne dettagliava la tracklist e in cui comparivano le tracce che ne hanno anticipato la pubblicazione, ovvero l’intimistica house di “Baby” con il feat. (campionato) di Ellie Goulding (traccia diffusa a gennaio 2020 e della quale è stato condiviso anche il relativo videoclip diretto da Joanna Nordahl), la botanica-indietronica “Teenage Birdsong” e la più sintonizzata su sonorità new age “4T Recordings”.
Non ha certo bisogno di presentazioni Four Tet, visto che da inizio millennio è uno dei nomi più quotati e interessanti del panorama britannico. In questo periodo di enormi difficoltà, chiusi tra le mura di casa, risulta difficile far viaggiare la mente se non ci si aiuta attraverso l’ascolto della musica, la lettura di un bel libro oppure la visione di un film d’autore.
”Sixteen Oceans”, il nuovo album di Four Tet, suona alla stregua di un compendio della carriera per Kieran Hebden. Arrivato al suo decimo album, il producer londinese tira le somme di un percorso che lo ha visto muoversi agilmente tra varie sfumature di musica elettronica, diretta o meno al club. Il nostro, assieme a Caribou – e alla lista aggiungiamo Pantha Du Prince, Trentemøller e Nicolas Jaar – è uno degli alfieri di quella schiera di musicisti che negli anni ’10 ha superato una vetusta dicotomia connessa alla musica elettronica che la vedeva legata o a mero quadrato ritmico per il club, o ad un oceano di suoni elitari per l’ascolto in cuffia (la vecchia scuola IDM).
In scaletta troviamo sia pezzi con le drum machine in primo piano (come l’opener “School”), sia scorci di un’elettronica armonica per lucenti rintocchi di strumenti d’aria (arpa, campane, vetri) (“Mama Teaches Sanskrit”). Scorrendo l’intero album è evidente che ci troviamo di fronte ad un sunto dell’arte di Hebden, un’autobiografia composta da sedici dipinti che iniziano dal periodo scolastico del nostro, la cui colonna sonora era rappresentata dalle frequenze radio pirata come Kiss Fm (la UK garage di “Baby”), prosegue con il momento folktronico caratterizzato dall’utilizzo di strumenti a corda rappresentato al meglio dal disco “Pause” (“Harpsichord”), si sposta verso la sua visione elettronica tipica della raccolta “There Is Love In You” (“Love Salad”).
La seconda parte dell’album è frastagliata: caratterizzata da brani più brevi e piccoli intermezzi di trenta secondi, appunti che legano tra loro affreschi sonori come “Something In The Sadness”, l’evocativa “Green”, il terzo singolo “4T Recordings” e “This Is For You”, con la chiusura affidata alle dolci suggestioni di “Mama Teaches Sanskrit”.
Un bel viaggio attraverso numeri di qualità, che però manca di un filo conduttore, come spesso accade nelle raccolte di singoli in cui viene meno l’analisi profonda di un preciso momento della vita dell’artista!!!


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