ESPEN ERIKSEN TRIO- “End Of Summer” cover albumDopo il successo di “Perfectly Unhappy” con la partecipazione di Andy Sheppard, il trio è tornato con un nuovo album e sette nuove composizioni del pianista leader. Accattivanti e lirici, sempre melodici, spesso malinconici, questi brani sono affreschi realisti senza alcun tipo di contraffazione. Dopo 10 anni, quattro dischi e tour regolari in quattro continenti, il trio è più unito che mai e ha raggiunto un livello di interazione quasi telepatico. “End Of Summer” è stato registrato ad Oslo ad aprile durante il lockdown. Dopo aver cancellato tutti i loro concerti a causa della pandemia, Espen dice che è stato molto stimolante poter ancora incontrarsi in uno studio di registrazione per fare nuova musica. Essendo la loro prima registrazione in cinque anni come trio, Eriksen vuole anche sottolineare che la collaborazione con Andy non è stata una tantum e che il piano è di “continuare a lavorare insieme per un tempo molto lungo”.

Come pianista nordico con un’acuta consapevolezza delle ballate e delle ninne nanne popolari, il musicista scandinavo porta un’astuzia innocente alla sua arte. Estremamente abile alla tastiera, la sua filosofia è certamente basata sull’approccio “less is more”. Così offre fraseggi chiari e melodie affascinanti, strettamente disegnate in schizzi che parlano di temi personali, quindi pacificamente chiusi.

La precedente uscita del trio era un lavoro altamente sensoriale con il sassofonista Andy Sheppard, ma qui rivisitano lo stile arricchito e intensificato del loro precedente “Never Ending January” (Rune Grammofon, 2015). L’arte di Eriksen è stata raramente quella di stupire l’ascoltatore con colpi di scena inaspettati. Il suo progetto musicale è quello di affascinare silenziosamente, di catturare le immagini allegre dei suoi pensieri. Il nuovo lavoro si apre con “Where The River Runs”, un brano lirico con le dita che toccano leggere la tastiera, la cui melodia principale è riecheggiata in salti di ottava. “Back To Base” ha un basso elegiaco e percussioni silenziosamente impegnate, poi “Dancing Demons” porta uno studio profondamente focalizzato su una spazzata di energia controllata. Qui abbiamo davvero la sensazione che l’unità funzioni come un’entità, con uno scopo più alto. La traccia omonima, fortemente bluesata, aggiunge linee di basso cadenti e un pizzico di bossa nelle percussioni. Evidenzia anche l’uso sottile di Espen di una suspense noir che compare in molti dei suoi numeri, un po’come quei momenti in un film di Bergman in cui le ombre danzano sui muri o sui volti. Successivamente, le cadenze di “Transparent Darkness” vedono il nostro indugiare e riflettere; forse anche provando dolore per le vite perse a causa di questa infame pandemia. “A Long Way From Home” usa abili trucchetti per spingere la sua cadenza struggente, mentre “Reminiscence”, ha anche un titolo appropriato, è una traccia che cade dolcemente nella sua stessa nostalgia … per cosa? Un’amicizia o una storia d’amore persa, forse? O forse la vita che davamo per scontata prima che un virus globale cambiasse tutto.

Il loro primo disco come un vero trio segna una nuova e ottimistica stagione per la band di Eriksen. Informato dagli stati d’animo e dalle emozioni delle sue circostanze, questo è un album esemplare!!!


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