La prima volta che sentii parlare e vidi Elvis Costello mi chiesi che qualità potesse avere uno con un nome simile e con un aspetto da nerd. Mi sbagliavo, eccome se mi sbagliavo….
Quando iniziai ad ascoltarlo fui colpito dalla grandezza dei suoi brani, ed arrivai a spingermi ad affermare che fosse uno dei migliori compositori di canzoni di sempre. Divenne il mio favorito insieme a Willy DeVille, e la situazione può sembrare assurda vista l’antipatia reciproca dei due personaggi. Per tutti gli Anni Ottanta non mancai alcuna sua uscita discografica e da tutte rimasi sempre soddisfatto. Costello si dimostrava sempre all’altezza e percepivo in lui il piacere di fare musica per farla ed ascoltarla. È sempre stato un grande consumatore di prodotti discografici, un collezionista ed un fan, per cui riempiva le b-sides dei suoi singoli di brani inediti, intitolando canzoni che non sarebbero state sul disco omonimo ma in altri successivi. Apparve sul mercato nella seconda metà degli Anni Settanta nel momento in cui la violenta ondata punk avrebbe spazzato via tutto, e ad essa si dovette adattare assorbendo l’irruenza e lo spirito dissacrante, ma distaccandosene per quanto riguarda le sue radici ben più solide di spessore. Potrei parlarvi di molti suoi dischi, ma ho optato di raccontarvi di un live canadese destinato alla radio del 1978, ‘Live At The el Mocambo’ ristampato nel 2009. Un documento esplicativo della carica travolgente del giovane Costello e dei suoi Attractions. Fu registrato durante il tour di ‘My Aim Is True’, e ci mostra come avesse assorbito e fatti suoi i caratteri musicali del tempo quali lo ska ed il pub rock. Siamo di fronte ad un fiero, divertente e intelligente performer. Il brano d’apertura ‘Mystery Dance’ suona come se fosse costruito su due accordi di chitarra come fu per l’altro Elvis con ‘Jailhouse Rock’. ‘Welcome To The Working Week’ e ‘Lipstick Vogue’ sono rese in modo aggressivo, quasi a compiacere la rozza folla che aveva di fronte. Splendido il siparietto con cui introduce ‘The Beat’, ‘Siamo venuti in missione dalla Gran Bretagna per riprenderci il Canada’. Dimentica il ritmo in levare per ‘Watching The Detectives’ e la suona con un sentimento oscuro. In ‘I Don’t Want To Go To Chelsea’ sembra che ogni strumento vada per conto proprio, a livello stilistico: il basso ha una linea ska, le tastiere di Steve Nieve son avvolte da sonorità new wave mentre la chitarra di Costello scende in picchiata a tramortire gli ascoltatori. Un disco dal vivo carico di energia e vitalità che documenta il primo momento della carriera di Costello e rappresenta i primi due album con una spontaneità che s’è persa, negli anni seguenti, per privilegiare una capacità di fare musica con stili e modi diversissimi.

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