Eluvium, moniker dietro al quale si cela Matthew Cooper, è uno di quei musicisti a cui non verrà riconosciuta la paternità di iniziatore della cosiddetta “Classica Moderna”, ma rimarrà confinato in un settore, ormai senza hype, come quello del post-rock e dell’ambient “sinfonica”.
A volte arrivare troppo in anticipo sui tempi risulta controproducente, oggi tutti riconoscono musicisti come Frahm, Arnalds, Richter e il compianto Jóhannsson, mentre di Cooper nessuno si ricorda.
“Pianoworks” – come si evince dal titolo – è il primo album per solo piano di Eluvium dal lontano “An Accidental Memory In The Case Of Death” datato 2004 e che quindici anni fa ha segnato un considerevole punto di svolta per la frangia strumentale della musica indie.
Ispirato ai silenziosi pensieri e alle osservazioni solitarie dei bambini – e all’evoluzione / dissoluzione di quell’effimero, incorrotto peregrinare di semplice gioia – “Pianoworks” inizia con una canzone sulle lezioni di piano per bambini, e culmina in una lotta per mantenere incontaminato quell’universo. La drammatica semplicità del disco è riscontrabile tanto nell’ esecuzione quanto nei toni dell”espressione. Arie quiete e venate di malinconia si susseguono con tono cinematico oppure con una certa eleganza impressionista. Le note sparse e distinte non sono di ostacolo alle progressioni melodiche.
Qui come agli esordi, Cooper ha perseguito l’obiettivo di un linguaggio pianistico elementare, nella sua accezione scolastica, minimo più che minimalista. L’intento di Cooper si esplica soprattutto, e più che mai, nel primo volume di “Pianoworks”: tredici esercizi di studiata semplicità che perpetuano il più delicato romanticismo di Chopin e Satie tra valzer, notturni e quieti interni giorno fuori dal tempo.
Nel secondo cd vengono riproposti brani tratti da “Copia” e da “Nightmare Ending” oltre che dal famoso lavoro del 2004. Sono episodi ancor più sobri e stilizzati e, benchè appartenenti ad epoche diverse, sembrano uscire da un momento preciso di identica ispirazione.
L’opera è un piccolo gioiello di intimismo pianistico, potrebbe creare sorprese nei nuovi adepti e fare piacere ai fan di vecchia data nell’avere a disposizione in un unico disco tutto il lavoro acustico del compositore, espressione di un talento che era evidente fin dagli esordi.


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