DOUGIE POOLE – ‘The Rainbow Wheel Of Death’ cover albumI precedenti album di Dougie Poole di Brooklyn lo vedevano come un cowboy cosmico con un luccichio negli occhi e un ironico senso dell’umorismo.

“The Rainbow Wheel Of Death”, la sua terza uscita, è un affare molto più sobrio, in parte composto quando ha iniziato a lavorare come programmatore di computer nel momento in cui il Covid ha interrotto le sue esibizioni. Registrato praticamente dal vivo con la propria band nella casa dei genitori del suo produttore, il disco ha un’atmosfera calda e intima con strumenti tradizionali come pedal steel che si mescolano a simpatici suoni sintetizzati mentre Poole può suonare come se fosse un cugino perduto di Mike Nesmith.

Successivamente, il lavoro si stabilizza in qualche modo in una consegna più tradizionale. “Nothing On This Earth Can Make Me Smile” è una canzone meravigliosamente leggera, mentre “Worried Man Blues 2” e “Nichels And Dimes” richiamano le basi del country rock degli anni Settanta, da James Taylor a Neil Young.

Dougie fa tutto il rock country sull’allegro “Beth David Cemetery” trasformando una gita al cimitero di famiglia in un’occasione gioiosa, questo paradosso in parte spiegato dal precedente “I Lived my Whole Life Last Night” che trova il nostro di umore filosofico, rimuginando sulla propria mortalità.

Il compito di Sisifo di cercare l’introvabile alimenta lo splendido “Must Be In Here Somewhere”, una ballata con una forte malinconia, alla Lennon, nella propria risacca. Nel frattempo, la chiusura, “I Hope My Baby Comes Home Soon”, ha strati su strati di tristezza e rimpianto intessuti al proprio interno con Poole che suona come un Gene Autry abbandonato, mentre un lacrimoso pedal steel piange via.

Dougie cerca un luogo sospeso, senza tempo, attraverso la scrittura di brani che rimandano ad un mondo ormai lontano quale è quello dell’honky-tonk classico, ma lo riveste di un tessuto moderno. Dopo un attento ascolto sei immerso in una serenità irreale!!!


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