DANIEL LANOIS: “Heavy Sun” cover albumPenso che tutti siate a conoscenza di quale importanza rivesta Daniel Lanois quale produttore, basterebbe elencare la lista di chi ha usufruito dei suoi servigi, artisti quali Bob Dylan, Robbie Robertson, Peter Gabriel, Emmylou Harris, Willie Nelson e Neville Brothers (no gli U2 non li cito, aver lavorato con loro è più un disonore). Notevole è la sua capacità di condividere la visione degli altri sedendosi dietro al mixer e portando a compimento la loro musica.

Forse la sua opera di musicista, iniziata nel 1989, è meno conosciuta al grande pubblico. Eppure anche in questa veste ha saputo donarci lavori di indubbio interesse quali “Acadia”, “For the Beauty of Wynona” e “Shine”, mentre gli altri sono più elitari, quasi esclusivamente strumentali, colonne sonore per film immaginari, oppure O.S.T. vere e proprie.

Lanois tende a enfatizzare lo stesso tipo di atmosfera che infonde negli sforzi degli altri. Il musicista, produttore e compositore con sede a Toronto ha un curriculum impressionante quando si tratta di creare album per conto suo. Tuttavia, la sua nuova uscita “Heavy Sun”, dal nome del quartetto che l’ha registrata – Lanois (voce, chitarra, produzione), Rocco DeLuca (chitarra, voce), Johnny Shepherd (organo, voce) e Jim Wilson (basso, voce) – offre un notevole cambiamento di ritmo rispetto a ciò che ha condiviso in passato. Canzoni come “Power”, “Tumbling Stone”, “Dance On”, “Angels Watching” e “Every Nation” sono instillate con un fervore spirituale, temperato da ritmi reggae, accenni di elettronica, trame ricche e impegno profondo di tutti i soggetti coinvolti.

‘Sono cresciuto con la musica gospel da giovane’, riflette Lanois, riferendosi ai giorni in cui era un tecnico in erba in una struttura di registrazione dell’Ontario usata principalmente da gruppi gospel. ‘Ho incontrato molti quartetti gospel, perché molti di loro da tutto il mondo sarebbero andati in tour in Canada, e una delle tappe sarebbe stata il mio studio. Da giovane, ho sentito quell’eccellente intreccio di parti vocali, il loro movimento e il modo in cui l’armonia ha servito la melodia’. Non sorprende che Daniel sapesse istintivamente come procedere quando arrivò il momento per lui di emulare quel sound.

Il fatto che l’album eviti l’uso di un batterista rende il ritmo ancora più notevole. Esso proviene dall’organo e dalla voce. Ci si concentra così sulla vocalità e sui sentimenti e cantare insieme un po’ di armonia. Naturalmente, essere il responsabile della creazione della musica invece di supervisionare gli sforzi degli altri mette Lanois in una situazione diversa, quella di artista piuttosto che di produttore. Dato che il nostro è sempre stato in grado di passare dall’uno all’altro nel corso della sua poliedrica carriera, non sorprende che abbia una prospettiva chiara su ciò che quei ruoli implicano.

Le canzoni sono di ottima qualità e presentano toni ed atmosfere gioiose in contrasto con quanto il produttore canadese ci aveva abituato in passato. Il centro dell’opera risulta essere l’organo come si evince dall’introduttiva “Dance on”, poi le voci, quella solista di Shepherd che gioca con il coro in un botta e risposta, mentre le chitarre si notano a malapena. “Power” è più focalizzata sulle armonie vocali, impiegando una strumentazione minimale, e “Every Nation” ha una melodia semplice costruita su una beatbox ormai fuori mercato. “Way Down” è un esempio perfetto di armonie gospel a quattro voci con l’organo di Sheperd a fare da contraltare, mentre in “Please Don’t Try” è la voce solista di Sheperd a emozionare e trainare quelle degli altri tre, e “Angel’s Watching” mette in mostra iniezioni di organo, echi e pochi accordi di chitarra, riuscendo a ricreare le atmosfere magiche dei gruppi vocali giamaicani tanto amati da DeLuca e Lanois.

Un disco da ascoltare con attenzione in grado di regalarci momenti di felicità e sappiamo bene quanto ce ne sia bisogno!!!


 

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