Dan Mangan è un musicista canadese che ha scelto Vancouver come luogo di residenza. Non è molto noto, ma è sicuramente bravo. Lo si può collocare tra quei cantautori che all’inizio degli anni duemila imperversavano sulla scia di Will Oldham e Bill Callahan (e in questo album qualcosa di entrambi si avverte come nella “Just a fear” e nella “Troubled mind”). Ovviamente ha cercato di apportare qualcosa di personale nel modo di scrivere per esempio noto un certo profumo west coast in “Cold in the summer” e inserendo una tenue elettronica in “Lay low”.
Il processo di personalizzazione raggiunge il vertice in brani quali “Lynchpin” e “Never quiet” dove riesce a mettere in mostra tutta la propria cifra stilistica di songwriter.
Credo che sia una ottima penna, forse migliore di coloro ai quali si ispira, ma, si c’è un ma, gli manca qualcosa. Non la capacità compositiva e neppure le doti interpretative, credo che dovrebbe essere più sporco, più ficcante. Forse necessiterebbe di un approccio diverso in sede di produzione e un motivo per essere un po’ meno perfettino.
Se si ascolta “Can’t not” ci si accorge che è un bellissimo brano, ma la scossa che lo renderebbe un capolavoro non è presente. Ti aspettiamo con curiosità al prossimo lavoro augurandoti di trovare la scintilla per il cambio di passo definitivo!!!


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