Altri tempi in cui i musicisti country, quelli veri non quelli mainstream di Nashville, incidevano per le majors. Non parlo di secoli fa, ma di una ventina di anni, l’inizio degli anni novanta. Ora le multinazionali puntano solamente su coloro che permettono di ottenere ricavi immediati, quelli di nicchia li hanno abbandonati da tempo. Sorte toccata anche a Chris Knight che esordì nel 1998 con un album omonimo per la Decca, ma poi dovette ripiegare sulle label indipendenti e far trascorrere anni tra un disco ed il precedente.
“Almost daylight” vede la luce sette dopo “Little victories” e, ancora una volta ci elargisce una miscela di rock e country fieramente elettrico su cui si eleva una bella voce vissuta. Il nostro ha una notevole reputazione in ambito country, ma credo di poter affermare che sia più rock, sempre a base elettrica sui cui si innestano liriche che parlano di minatori, poveri diavoli, città di provincia, redenzione, amore, ma solo saltuariamente e in storie particolari.
Il lavoro è prodotto da Ray Kennedy (già con Lucinda Williams, Steve Earle), personaggio che di musica se ne intende e di suoni ne capisce alla grande, e vede la partecipazione di alcuni importanti ospiti quali Lee Ann Womack e, soprattutto, John Prine, idolo del nostro da sempre. Quando uscì “Little Victories” Chris coronò un sogno: avere la possibilità di duettare con il grande Prine, il cantautore che maggiormente lo ispirò in gioventù.
Sono passati sette anni dall’ultimo disco e i due si incontrano nuovamente in ‘Mexican Home’ una vecchia canzone di Prine del 1973, contenuta in “Sweet revenge”. Si trova in chiusura di disco e non ci poteva essere più degna conclusione per un brano che brilla per carattere ed interpretazione con chitarra e violino che rubano la scena.
Nell’album da sottolineare la presenza alla chitarra di Dan Baird, ex Georgia Satellites che accompagna la voce di Knight con grande caparbietà ed elettricità e che fa da elemento che si stacca dal resto del contesto musicale, molto classico in cui il violino è strumento gran protagonista.
Bello il pezzo “Send It On Down”, con la Womack che duetta splendidamente con il nostro. Il punto di forza dell’opera non risiede però nei singoli brani, ma nella compattezza del suono che si cuce perfettamente su composizioni ben scritte, velate di malinconia, ma fiere e profonde.
Bentornato Chris, non farci aspettare così tanto tempo la prossima volta!!!


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